Raccontare Ascoltare Comprendere
Barbara Poggio - Orazio Maria Valastro (sous la direction de)
M@gm@ vol.10 n.1 Janvier-Avril 2012
LE SEQUENZE NARRATIVE NEI DISCORSI POLITICI: LA PRESENTAZIONE DI SÉ
Ramona Bongelli
ramona.bongelli@unimc.it
Ricercatrice confermata di Psicologia Generale presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Macerata, dove insegna Psicologia della Comunicazione. Tra i suoi principali interessi di ricerca, lo studio della comunicazione verbale (nelle forme sia orali che scritte).
Ilaria Riccioni
i.riccioni@unimc.it
Ricercatrice confermata di Psicologia Generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Macerata, dove insegna Psicologia della Comunicazione. La sua attività di ricerca riguarda, in particolare, l’analisi pragma-linguistica delle conversazioni naturali e dei testi scritti.
Luciana Viggiano
lucianaviggiano@interfree.it
Dottoranda in Psicologia dei processi cognitivi e comunicativi presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Macerata. Il suo progetto di ricerca riguarda lo studio degli aspetti epistemici e narrativi presenti nei discorsi mediatici di tipo politico.
Silvia Lo Bue
silvia.lobue@virgilio.it
Dottoranda in Psicologia dei processi cognitivi e comunicativi presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Macerata. La sua attività di ricerca riguarda, in particolare, la comunicazione del Social Support all’interno delle conversazioni quotidiane spontanee.
Andrzej Zuczkowski
zuko@unimc.it
Professore ordinario di Psicologia Generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Macerata, dove dirige il Centro di Ricerca in Psicologia della Comunicazione. Attualmente, i suoi interessi di ricerca si concentrano sui rapporti tra linguaggio e processi percettivo-cognitivi, in particolare, sugli atteggiamenti epistemici dei parlanti nei confronti delle informazioni comunicate.
1. Introduzione
Nel nostro Paese, come in molte altre democrazie occidentali, la comunicazione
politica ha subito negli ultimi decenni un processo di crescente “mediatizzazione”
(Fairclough, 1989, 1995): uscita dai “luoghi” tradizionalmente deputati
al suo svolgersi, essa è giunta ad occupare, in modo pervasivo, ampi spazi
di intrattenimento televisivo (Postman 1985).
Tale trasformazione non poteva non accompagnarsi a radicali modificazioni
nel modo di ‘comunicare’ la politica (Mazzoleni 1998; Mazzoleni & Schulz
2001; Fetzer & Weizman 2006; Johansson 2006, 2008; Fetzer & Johansson
2007; Campus, Pasquino & Vaccari 2008, Mazzoleni & Sfardini 2009; Campus
2010), a livello sia formale che di contenuto.
Da un lato, l’esemplificazione retorica, l’uso di uno stile colloquiale,
il ricorso a format analoghi a quelli impiegati in contesti di intrattenimento
televisivo hanno preso il posto di una retorica specialistica e di uno
stile maggiormente forbito (Wodak 2009); dall’altro, l’esaltazione di
sé (Van Dijk 2005) e la rivelazione di informazioni private e personali
(Schütz 1997) hanno soppiantato, in numerosi contesti, la narrazione di
fatti pubblici. Nonostante il parlare di sé (self-presentation), il riferire
notizie confidenziali (self-disclosure), come pure il sostenere una opinione
personale, rappresentino potenziali minacce per la propria faccia sociale
(Fetzer & Johansson 2007), la notorietà (Wodak 2009) e l’apprezzamento,
che il pubblico conferisce a chi ricorre a tali contenuti, hanno probabilmente
contribuito a rendere costanti queste informazioni in numerosi script
comunicativi di tipo politico (Edelman 1985; Sarcinelli 1986, 1987). Le
persone che fanno rivelazioni su di sé sono generalmente percepite come
più amichevoli, aperte, degne di fiducia (Collins & Miller 1994) e, dunque,
da votare.
Per avere successo, ossia per guadagnare celebrità e consenso, vengono
allora di frequente messe in campo la simpatia, lo humour, l’autoironia
[1], nonché i riferimenti a valori
popolari quali la famiglia, la patria, la libertà o la religione (Nimmo
& Savage 1976; Osborn 1976; Schütz 1993; Benedetti 1994).
Relativamente al contesto italiano, a fronte di un proliferare di pubblicazioni
(in ambito linguistico, sociologico, retorico ecc.) su tematiche connesse
specificamente con le modalità persuasive messe in atto dagli oratori
(specie dai leader delle maggioranze), la ricerca bibliografica ha mostrato
(contrariamente a quelle che sono le tendenze internazionali) una scarsità
di studi specifici sulla self-presentation e sulla self-disclosure, sia
di tipo sperimentale, sia basati sull’analisi di corpora linguistici.
Il presente contributo è volto, pertanto, a individuare, mediante un’analisi
qualitativa, le sequenze di self-presentation e di self-disclosure presenti
in un corpus di 18 interventi mediatici (10 discorsi e 8 interviste) dell’ex
Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e, dunque, a sistematizzare
alcune riflessioni sul tema presenti in modo non organico nei numerosi
studi che hanno come oggetto d’indagine la retorica berlusconiana.
La scelta del corpus si lega:
- da un lato, al riconoscimento che la sua ‘discesa in campo’ abbia coinciso
con l’avvio del processo di mediatizzazione della politica nel nostro
Paese [2];
- dall’altro, alla possibilità di porre le condizioni per effettuare,
in un prossimo futuro, comparazioni con studi analoghi sui discorsi di
Primi Ministri e Capi di Stato di altri Paesi occidentali.
2. La mediatizzazione della politica
L’analisi delle strategie retoriche e argomentative utilizzate dai politici
a fini persuasivi costituisce da sempre uno dei principali oggetti di
interesse degli studiosi di comunicazione politica. Scrive a proposito
Duranti (2006, p. 467) che “At least since Aristotle and continuing through
the Roman tradition represented by Cicero all the way to contemporary
authors, the language of politics has been presented and studied in terms
of its ability to persuade an audience”.
Poiché il linguaggio (sia genericamente inteso, sia considerato nelle
sue multiformi versioni specialistiche) muta e si adatta ai cambiamenti
storici, sociali e culturali (Halliday 1978), non possiamo non ritenere
il processo di mediatizzazione della politica uno dei principali artefici
dei contemporanei cambiamenti nelle modalità linguistico-comunicative
adottate dai politici al fine di ottenere e mantenere il consenso elettorale
o ottenere e mantenere il potere (Wodak 2009).
Tale processo di mediatizzazione della politica ha infatti, da un lato,
aumentato la visibilità dei suoi protagonisti [3]
e reso possibile l’accesso da parte del pubblico a un numero crescente
di situazioni discorsive (Schütz 1995; Santulli 2005; Stanyer 2007; Johansson
2008), dall’altro, imposto a queste ultime proprie e specifiche regole
di comunicazione [4].
Relativamente al contesto italiano, a rendere Silvio Berlusconi l’uomo
politico che, da un ventennio, catalizza l’interesse di numerosi studiosi
di comunicazione politica hanno contribuito, non solo le numerose e strategiche
comparse mediatiche [5], ma anche altri
fattori, tra i quali:
- l’utilizzo di un modo di comunicare nuovo, che scardina il politichese
(Fedel 2003; Benedetti 2004) a favore di un registro medio comprensibile
da tutte le fasce sociali (Antelmi & Santulli 2002) e che verosimilmente
si presenta come maggiormente consono ai nuovi contesti mediatici,
- il ricorso, non raro, alla spettacolarizzazione degli eventi politici
e privati (Calise 2005; Santulli 2005; Mancini 2008), come pure
- l’uso pervasivo della personalizzazione, ossia dell’enfasi posta (specie
in campagna elettorale, ma non solo) sul leader, piuttosto che sul partito
e sulla ideologia che lo stesso rappresenta.
Nei paragrafi successivi cercheremo di chiarire alcuni degli aspetti poc’anzi
elencati, focalizzando la nostra attenzione sulla personalizzazione.
2.1 La fine del politichese
Dalla revisione della letteratura che ha preso in esame la retorica berlusconiana,
emergono, tra le strategie comunicative usate più di frequente:
- il tono colloquiale (Benedetti 2004), funzionale a stabilire legami
emotivi con il proprio pubblico, facendo anche frequente ricorso al dialogismo
(ossia all’uso di domande, retoriche e non, a cui egli stesso dà risposta
o che indirizza all’uditorio) (Campus 2010);
- una costruzione discorsiva semplice, che procede per blocchi ricorsivi
di argomenti (Benedetti 2004) e che prevede uno snodarsi analogo a quello
delle narrazioni: l’eroe-protagonista (buono) risolve una situazione complicata,
sconfiggendo i nemici. La risoluzione viene a volte presentata come realizzata,
a volte, come semplicemente prefigurata [6];
- la paratassi (le frasi sono generalmente brevi, ci sono pochissime subordinate
e pochi distinguo e parentesi) e frequenti ripetizioni di termini, con
la probabile intenzione di facilitare la comprensione e la memorizzazione
dei concetti [7];
- un ridotto utilizzo di marcatori epistemici lessicali (ad esempio, forse,
probabilmente, secondo me ecc.) e di verbi cognitivi (ad esempio, penso,
ritengo ecc.) che veicolano incertezza, a fronte di un cospicuo utilizzo
di frasi dichiarative all’indicativo presente, passato e futuro (senza
indicatori epistemici lessicali) che comunicano certezza (Bongelli & Zuczkowski
2008; Riccioni et. al. forthcoming; Bongelli et. al. submitted);
- un abile impiego di figure retoriche tra cui la metafora, l’ironia (come
pure l’autoironia) e il climax.
Sul versante dei contenuti, oltre alla scelta di argomenti connotati emotivamente
[8] e legati a valori popolari condivisi
(la famiglia, la religione, la patria ecc.), sono temi frequenti nell’oratoria
berlusconiana, come ricorda Fedel (2003):
- la simbolizzazione del nemico (che incarna ruoli differenti, sempre
tuttavia negativamente connotati: il nemico è antiliberale, statalista,
politicizzato ecc.) [9] e della minaccia
(la sinistra diventa lo spauracchio per eccellenza, l’oggetto da cui fuggire);
- il ricorso alla riduzione dicotomica della realtà, cioè a definizioni
polarizzate mediante le quali gli oggetti del discorso vengono collocati
in due categorie contrarie e mutuamente escludentisi (buoni vs. cattivi,
bene vs. male, vero vs. falso ecc.);
- l’uso dell’argomento di autorità: la competenza e il successo mostrati
in campo imprenditoriale vengono utilizzati da Berlusconi come garanzia
della competenza e del successo politici [10].
2.2 La spettacolarizzazione
Con il termine spettacolarizzazione ci si riferisce genericamente all’amplificazione
mediatica di un evento pubblico o privato.
Relativamente al contesto politico, tale espressione sta ad indicare la
rappresentazione a mo’ di show di un fatto che concerne o una questione
politico-istituzionale in senso ampio o la vita privata e/o istituzionale
di un politico.
L’uso strategico di tale tecnica è stato, secondo l’opinione di Campus
(2010), una delle ragioni dell’alto consenso ottenuto da Berlusconi nelle
ultime campagne elettorali. L’autrice, a tale proposito, ricorda, tra
altri esempi, la sottoscrizione nel 2001, durante la trasmissione televisiva
Porta a Porta, di quello che lo stesso Premier definì il Contratto con
gli Italiani. In quell’occasione, non solo l’impegno programmatico venne
spettacolarizzato nella forma della stipula di un accordo (finzionale),
ma la firma in calce a quest’ultimo portava il nome di Silvio Berlusconi
e non del partito di cui era ed è portavoce.
Generalmente, come in questo caso, la spettacolarizzazione di un evento
politico o di un fatto che riguarda la vita pubblica o privata di un politico
si lega, dunque, indissolubilmente al processo di personalizzazione (cfr.
§ 2.3).
Riferendosi a Berlusconi, Campus (2010, p. 228) scrive che “his peculiar
strategy has been to set the media agenda through the constructional of
a sequel of spectacular events in which he always plays the role of the
leading actor” [11].
2.3 Dall’ideologia di partito alla figura del leader: la personificazione
della politica
Come anticipato, con l’espressione personalizzazione della politica ci
si riferisce a quel fenomeno, tipico delle democrazie occidentali, di
crescente attenzione nei confronti della persona [12]
del politico (piuttosto che nei riguardi del programma e dell’ ideologia
di cui è portavoce per il gruppo che rappresenta e/o guida). Tale processo
si è sviluppato, probabilmente, in virtù del convergere di molteplici
interessi [13]:
- da un lato, quelli degli elettori che, secondo i risultati di numerose
ricerche di carattere perlopiù sperimentale, tenderebbero ad assegnare
maggiore credibilità e consenso a coloro che parlano di sé, mostrandosi
“emotionally closer to, and more like, ordinary people” (Langer 2010,
p. 61);
- dall’altro, quelli dei politici, consapevoli che, sebbene le rivelazioni
di sé comportino alcuni rischi (Schütz 1998a), sono tuttavia considerate
“a prerequisite of political and electoral success and a key marker of
contemporary leadership” (Langer 2010, p. 61). Già negli anni Settanta,
Sennett (1974) notava come il parlare di sé, specie in periodo di campagna
elettorale, fosse una strategia ampiamente utilizzata dai politici con
il probabile intento, da un lato, di minimizzare le distanze tra sé e
l’elettorato e, dall’altro, di distogliere i cittadini da questioni concernenti
l’ambito più strettamente politico. Ovviamente, tale fenomeno si è amplificato
allorquando le campagne elettorali hanno iniziato ad essere giocate sul
terreno mediatico (Lang & Lang 1961, 1968, 1984; Fibiger 1981; Bock 1982)
e l’esaltazione di sé è divenuta un carattere dominante della comunicazione
politica (Edelman 1985; Sarcinelli 1986, 1987);
- infine, ma non da ultimi, quelli dei media che “tend not only to focus
on leaders and their personalities but also to emphasize human stories
and personal narratives to make political coverage more appealing” (Langer
2010, p. 61).
2.3.1 Self-presentation e self-disclosure
La presentazione di sé (self-presentation) e la narrazione di fatti concernenti
la propria vita privata (self-disclosure) sono diventati dunque oggetti
di interesse pubblico (Johansson 2008) e tratti comuni e accettati nei
discorsi politici (Langer 2010).
Prima di presentare i dati della nostra ricerca, definiamo sinteticamente
i concetti di self-presentation e di self-disclosure.
Nell’ambito degli studi socio-cognitivi, con il termine self-presentation
si fa genericamente riferimento al complesso delle strategie, primariamente
verbali, usate dagli individui per veicolare, nel corso delle interazioni
sociali [14], specifiche immagini di
sé (Schlenker 1980; Gilbert & Cambon 2003). Il concetto di self-presentation
mostra dunque chiare analogie con quelli di self e di face descritti da
Goffman (1959, 1967).
Sebbene le autopresentazioni siano elementi comuni a numerosi script comunicativi
(si pensi, solo per fare un esempio, alle interazioni amicali o a quelle
lavorative), in alcuni di essi – tra cui anche gli script politici – assumono
particolare rilievo, poiché utilizzate al fine di aumentare il proprio
potere personale (Pontari & Schlenker 2000).
I politici generalmente sembrano “more aware of their own self-presentation”
(Schütz 1998b, p. 611) e, di conseguenza, più abili di altri nello scegliere
l’immagine o le immagini di sé socialmente più adeguata/e al perseguimento
dei propri obiettivi.
Con il termine self-disclosure si fa invece riferimento alla narrazione
ad altri significativi, o con i quali si intende stabilire una relazione
(Jones & Archer, 1976; Archer & Cook, 1986), di aspetti strettamente privati
della propria esistenza.
In ambito politico, tale locuzione viene impiegata a designare narrazioni
di contenuto intimo, privato, rivolte dall’oratore a un pubblico eterogeneo
di uditori con cui non intrattiene, di norma, rapporti di natura personale,
ma con i quali intende – almeno in modo finzionale – costruirne [15]
avendo specifici intenti persuasivi, che esulano dal semplice parlare
di sé fine a se stesso.
Nelle situazioni concrete, i concetti di self-presentation e di self-disclosure
sono strettamente connessi: anche quando chi parla attribuisce a sé connotati,
caratteristiche di personalità stabili, costitutivi, spesso necessita
di collocarle temporalmente all’interno di una storia. Come vedremo dai
frammenti a seguire, anche Berlusconi, nel parlare di sé, ricorre a frequenti
contestualizzazioni.
Se gli obiettivi della self-presentation e della self-disclosure sono
dunque, in ambito politico, quelli di aumentare la propria credibilità,
ridurre le distanze dall’elettorato, creare più in generale una impressione
positiva di se stessi in grado di far guadagnare voti, non è sufficiente
limitarsi a svelare in modo indifferenziato immagini di sé o eventi della
propria vita privata, al contrario è necessario puntare sugli aspetti
che si ritiene saranno più apprezzati dagli elettori [16].
Tra questi, sul versante della self-presentation, alcuni studiosi citano:
- la simpatia, la competenza e l’affidabilità (Jones & Pittman 1982);
- l’incarnazione di valori morali socialmente condivisi (Schütz 1995)
[17];
- la coerenza esistenziale, ossia la presentazione di una immagine di
sé temporalmente costante e non contraddittoria (Duranti 2006; Johansson
2008).
Sul versante della self-disclosure, sarebbe invece la narrazione di esperienze
positivamente connotate ad essere preferita alla narrazione di eventi
negativi che riguardano la propria esistenza (Vartabedian & Burger 1994;
Burger & Vartabedian 1985).
3. La ricerca
3.1 Metodo
Corpus
Il nostro corpus si compone di 18 interventi mediatici dell’ex Presidente
del Consiglio italiano Silvio Berlusconi riferentisi alla sua terza legislatura,
cioè al periodo compreso tra il 2008 e il 2011. Nello specifico, i 18
interventi sono costituiti da:
- 10 discorsi (1 comizio elettorale, 1 intervento alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri, 1 intervento al Partito Popolare Europeo, 1 conferenza
stampa e 6 video messaggi [18]) e
- 8 interviste (rilasciate a emittenti televisive nazionali e internazionali).
La durata complessiva delle videoregistrazioni è di 3h 25’ 8''.
Procedura di analisi
I discorsi sono stati trascritti secondo una versione semplificata del
sistema convenzionale Jefferson (1983, 1985, 2004). L’analisi qualitativa,
condotta dai 5 autori, ha riguardato in primis l’individuazione dei contenuti
e delle strategie comunicative utilizzate da Berlusconi nelle sequenze
di self-presentation e di self-disclosure e secondariamente l’organizzazione
dei riferimenti a tali argomenti presenti in modo non strutturato in ricerche
che hanno come oggetto d’indagine la comunicazione dell’ex Premier.
4. Risultati
L’analisi, in analogia con i risultati emersi da due nostri precedenti
studi sulla comunicazione politica italiana (Riccioni et. al. forthcoming;
Bongelli et. al. submitted), ha mostrato un uso pressoché esclusivo da
parte del Premier di strutture sintattiche dichiarative all’indicativo
presente, passato e futuro, funzionali alla comunicazione della certezza;
sono quasi del tutto assenti gli indicatori linguistici di incertezza,
sia lessicali (come ad esempio credo, ritengo, probabilmente ecc.), sia
morfosintattici (ad esempio i modi congiuntivo e condizionale).
In altre parole possiamo dire che, se gli interventi di Berlusconi appaiono
in generale caratterizzati da uno stile in cui predomina la comunicazione
di certezza, non fanno eccezione le sequenze di self-presentation e di
self-disclosure.
Dal punto di vista dei contenuti, le immagini di sé comunicate sono tutte
positivamente connotate. Le abbiamo suddivise in nove categorie, alle
quali abbiamo assegnato le seguenti etichette: ottimista; simpatico; generoso;
tombeur de femmes; amico dei giovani; figlio e padre devoto; invincibile;
operoso; ingiustamente perseguitato. Non sono presenti immagini negative
né nei contenuti (anche quando Berlusconi descrive i propri “difetti”,
ne parla nei termini di un eccesso di qualità positive: sono troppo generoso,
troppo buono ecc.), né nella forma: Berlusconi non usa mai l’avverbio
non [19].
Tali qualità sembrano essere ‘costitutive’ (Galli 1974) della persona
(non situazionali, ma intrinseche e temporalmente costanti) e per la maggior
parte di tipo ‘relazionale’ (la definizione di sé passa attraverso le
relazioni che si intrattengono con gli altri).
Queste caratteristiche valgono anche per le sequenze di self-disclosure,
che comunque sono numericamente inferiori a quelle di self-presentation.
Presentiamo ora esempi di entrambe le tipologie.
5.1 La self-presentation
5.1.1 Le forme pronominali e nominali
Analizzando i discorsi del nostro corpus, salta immediatamente all’attenzione
un uso plurimo di forme pronominali e nominali impiegate da Silvio Berlusconi
come autoreferenziali. L’ex Premier parla infatti di sé utilizzando:
- principalmente la prima persona singolare (io), in modo sia esplicito
che implicito;
- secondariamente la terza persona singolare, mediante alcune locuzioni
co-referenti:
- “Il Presidente del Consiglio”, che dà luogo a una totale identificazione
del sé con il ruolo politico ricoperto: “Il presidente del Consiglio,
cioè il sottoscritto è al sessantatré per cento di apprezzamento da parte
dei suoi concittadini” (dall’intervista del TG4 a Silvio Berlusconi, 3
luglio 2010);
- “Il signor Silvio Berlusconi”, espressione utilizzata ironicamente:
“coloro che credevano in me, oggi, sono ancora più convinti di quello
che stiamo facendo, e soprattutto si dicono «Mammamia, ma dove troviamo
uno, che è forte e duro con le palle, come il signor Silvio Berlusconi»”
(dal discorso di Silvio Berlusconi al Partito Popolare Europeo, Bonn,
10 dicembre 2009);
- “Il Governo”, nel momento in cui Berlusconi stabilisce una completa
identità tra il suo operato e l’operato del Governo: “Comunque io resto
sereno, state sereni anche voi perché la verità vince sempre. Il Governo
continuerà a lavorare” (dal video messaggio del 19 gennaio 2011: Il Parlamento
conferma la fiducia a me e al Governo). “E’ pronta anche la riforma della
giustizia, la approveremo nel primo Consiglio dei Ministri dopo il voto
del 14 dicembre, dal quale voto sono certo che il Governo riceverà una
rinnovata fiducia” (dal video messaggio del 11 dicembre 2010: Difendi
il tuo voto. Sostieni il Governo);
ma anche
- la prima persona plurale:
- talvolta nella forma di un noi che appare inclusivo di sé e dell’uditorio
(o almeno che lascia all’uditorio lo spazio di inclusività) : Noi che
siamo “l’Italia umile”; “il popolo della libertà”; “un grande movimento”;
“un grande partito riformatore”; “la gente del fare”. L’identificazione
di sé come membro di una specifica collettività, vale a dire l’insieme
dei suoi uditori e sostenitori, pare funzionale alla creazione di un senso
di appartenenza esclusivo (generato per contrarietà implicita rispetto
all’altro, a ciò che è esterno al noi e che non è umile, liberale, riformatore,
operoso);
- talvolta nella forma di un noi che sembra esclusivo dell’uditorio e
riferentisi esclusivamente all’attività di Governo.
Relativamente alle concordanze di tali forme linguistiche con specifici
contenuti, abbiamo notato chiare relazioni. Nello specifico, quando Berlusconi
ricorre all’io, lo fa, in primis, per parlare di caratteristiche private,
di aspetti relativi al suo sé non istituzionale (che investono anche aspetti
di vita pubblica); quando ricorre al noi (nella forma sia inclusiva che
esclusiva dell’uditorio) e al Governo, lo fa primariamente per parlare
della sua operosità politica; infine, quando ricorre a Presidente del
Consiglio, lo fa sostanzialmente per descrivere quelle che definisce ingiuste
persecuzioni nei confronti della carica istituzionale rivestita.
Ciò che emerge da questo uso plurimo di forme linguistiche utilizzate
per parlare di sé è la costante commistione tra aspetti pubblici e privati.
Il nucleo politico (il Presidente del Consiglio, il Governo), in altri
termini, sconfina in quello privato (io).
Anche quando il discorso attiene direttamente alla sfera pubblica-politica,
spesso emergono nei discorsi del Premier riferimenti alla dimensione privata-personale,
ossia i contenuti politici si combinano di frequente con la somministrazione
di frammenti autobiografici, con l’espressione dei propri sentimenti,
desideri ecc., e con auto-definizioni.
Tale commistione tra pubblico e privato pare essere, nel contemporaneo
scenario politico italiano, una prerogativa esclusiva di Berlusconi che
non caratterizza allo stesso modo alcun altro leader di partito.
5.1.2 Le immagini di sé
Dopo aver parlato delle differenti forme linguistiche usate da Berlusconi
nelle sequenze di autopresentazione, focalizziamo ora la nostra attenzione
esclusivamente sull’io e sulle immagini di sé ad esso connesse.
Presentiamo di seguito alcuni frammenti, tratti dal nostro corpus, in
cui compaiono le differenti immagini che compongono la figura d’insieme
di Berlusconi, suddivise in nove categorie.
L’ottimista
Una delle qualità che il Premier riconosce a sé, come costitutiva del
proprio essere, è indubbiamente l’ottimismo. Non lega tale qualità soltanto
a specifiche situazioni, ma la definisce, come riporta il frammento a
seguire, una disposizione normale, ossia consueta e peculiare del suo
modo di essere:
(…) all’una e mezzo mi portano i giornali della mattina dopo, li leggo
(.), divento subito di cattivo umore mi arrabbio però poi vado a letto,
dormo quattro o cinque ore ,e alla mattina ritorno fuori fresco come un
fiore e con il mio normale ottimismo. (Dall’intervista di Giorgia Meloni,
Atreju [21], 12 settembre 2010)
Il simpatico
Nelle presentazioni di sé l’ottimismo, che si riconosce come caratteristica
di personalità, si lega alla capacità di “portare” allegria ed entusiasmo
in contesti relazionali:
Io intanto le ho detto prima sono allegro, sono ottimista,(…) sono giocoso
anche nelle grandi riunioni internazionali come il G8 eccetera. Porto
allegria, ottimismo nel gruppo soprattutto quando il gruppo è preso da
situazioni angoscianti o di tristezza che si ripetono abbastanza spesso
anche soprattutto in questi momenti di crisi. (Dall’ intervista di Berlusconi
alla CNN International, 25 maggio 2009)
Avvalendosi anche di una forte carica umoristica [22]
Berlusconi non solo dice di essere “simpatico”:
l’ho chiamato e gli ho detto: “Paolo da domani metodo Thatcher solo gli
articoli che parlano bene di noi, del nostro governo e magari anche di
me, non l’ho visto più per due mesi!” (…): oh, io c’ho la fila di quelle
che mi vogliono sposare! Scusami Giorgia faccio una precisazione, poi
alla fine ti spiego anche di+, credo di sapere perché punto primo sono
simpatico, no? (Dall’intervista di Giorgia Meloni, Atreju, 12 settembre
2010)
ma ne cerca conferma dal pubblico, facendo spesso battute di spirito,
che di frequente hanno come oggetto fatti che lo riguardano in prima persona.
Ad esempio, nel frammento che segue, il riferimento implicito è all’accusa
rivoltagli di avere rapporti con ragazze minorenni promettendo loro notorietà
e successo (“Veline” è divenuto per antonomasia sinonimo di giovane ragazza
in cerca di una fama legata all’ “apparire” in TV):
Si possono iscrivere anche le veline? Preferibilmente minorenni, ci vado
anch’io naturalmente sono obbligato ad andarci, mi sembra, per coerenza
(Dalla conferenza stampa dei ministri Meloni e Brunetta, Consiglio dei
Ministri, 13 maggio 2009)
Il generoso
Un’altra qualità che Berlusconi si riconosce è la generosità, ossia la
disposizione ad aiutare quanti si trovano in situazioni di difficoltà.
Questa attitudine si traduce sia nell’aiuto concreto offerto a conoscenti
che vivono situazioni problematiche (sfera privata):
La mia vita: di imprenditore mi ha insegnato (.) quanto sia difficile
affermarsi per una persona giovane, soprattutto agli inizi, perciò, quando
posso (.) io cerco di aiutare chi ha bisogno. Conosco in particolare il
mondo dello spettacolo e cos+ e so so bene cosa vuol dire e cosa succede
a chi cerca di lavorare in quell' ambiente. Io lo sapete nel corso della
mia vita ho dato lavoro a decine di migliaia di persone e ne ho aiutate
a centinaia. Mai mai in cambio di qualcosa se non della gratitudine, dell’amicizia
e dell’affetto (…). Alcune di queste persone le conosco da diversi anni,
altre da meno tempo, ma di molte conosco la situazione di disagio la situazione
di difficoltà economica. E quindi le ho aiutate in certe occasioni e sono
orgoglioso di averlo fatto. Ho dato: spesso incarico ai miei collaboratori
di aiutarle per la loro casa, per le cure mediche, per l’educazione dei
loro figli. Ma non c’è mai stata, lo voglio ripetere mai alcuna correlazione
fra denaro e prestazioni sessuali. (Dal video messaggio del 16 Gennaio
2011: Le accuse nei miei confronti sono infondate e risibili)
sia nella scelta di “scendere in campo” e abbandonare la professione di
imprenditore per dedicarsi alla politica e aiutare così l’Italia e gli
italiani (sfera pubblica). Una scelta che Berlusconi definisce più volte
un “sacrificio” e che testimonia la sua abnegazione:
Se questa riforma fosse stata fatta per tempo, la storia recente dell’Italia
sarebbe stata diversa. Non ci sarebbe stata quella esondazione della magistratura
dagli argini costituzionali che ha portato ad annullare un’intera classe
di governo nel 1992-93 ed io non sarei stato costretto a lasciare la mia
professione di imprenditore ed entrare nel campo della politica. (Dal
video messaggio del 12 marzo 2011: Giustizia: una riforma epocale che
serve agli Italiani)
Tombeur de femmes [23]
Tra le caratteristiche relazionali che il Premier si riconosce, c’è la
capacità di corteggiare garbatamente e galantemente le donne
E’ assurdo soltanto pensare che io abbia pagato per avere rapporti con
una donna. E’ una cosa che non mi è MAI successa neanche una sola volta
nella vita. Ed è una cosa che considererei degradante per la mia dignità.
(Dal video messaggio del 16 Gennaio 2011: Le accuse nei miei confronti
sono infondate e risibili)
nonché di apprezzarle e rispettarle per le loro qualità:
In realtà tutte le donne che hh hanno avuto modo di conoscermi eh sanno
quanta sia la considerazione che ho per loro. Nei loro confronti mi sono
sempre comportato, mi comporto con grande attenzione con grande rispetto,
sia nelle mie aziende, sia nel mio governo ho sempre valorizzato le donne
al massimo perché ritengo, ne sono davvero convinto che abbiano una marcia
in più di noi uomini, sono spesso più brave, sono sempre state più brave
a scuola, più brave all’università, sono più intelligenti, più preparate,
più responsabili, riescono ad arrivare alla soluzione dei problemi in
modo più diretto di noi uomini che abbiamo bisogno di tanti ghirigori.
Quindi ho sempre cercato e cerco sempre di fare in modo che ogni donna
si senta, si senta come dire si senta speciale. (Dall’intervista di Maurizio
Belpietro a Silvio Berlusconi in collegamento telefonico, Mattino 5, 14
febbraio 2011)
L’amico dei giovani
Un’altra caratteristica relazionale che Berlusconi si auto-attribuisce
riguarda la capacità di instaurare relazioni amicali con i giovani, di
cui ama circondarsi e a cui dedica attenzione:
A me piace stare con i giovani, mi piace ascoltare i giovani, mi piace
circondarmi di giovani.(Dal video messaggio del 16 Gennaio 2011: Le accuse
nei miei confronti sono infondate e risibili)
Il figlio e il padre devoto (il rapporto con
la famiglia)
La fiducia che Berlusconi ripone nelle nuove generazioni è confermata
dal fatto di aver lasciato in mano, da padre affezionato, le proprie aziende
ai figli, di cui riconosce meriti e capacità imprenditoriali:
Non c’è praticamente nulla (.) che sia preferibile a quello che facevo
prima o a quello che potrei fare adesso avendo eh ormai lasciato il mio
gruppo eh nelle mani dei miei figli che sono molto bravi. (Dall’intervista
rilasciata alla CNN International, 25 maggio 2009)
capacità che egli sostiene di aver ereditato a sua volta dai propri genitori,
assieme alla resistenza e alla tenacia:
Non sono un Leonardo mancato, sono (.) un, un signore che ha avuto, che
ha avuto in dono da un padre e una madre una scorza veramente dura e una
capacità di resistenza disumana. (Dall’intervista di Bruno Vespa a Silvio
Berlusconi, “Porta a porta”, 25 Maggio 2011)
L’invincibile
Queste ultime qualità sono tali da renderlo non incline allo sconforto
e “imbattibile” dagli avversari:
< A me non riesce a demoralizzarmi nessuno >. Noi andiamo avanti continuando
a realizzare tanti ottimi risultati per il bene dell’Italia e degli italiani.
(Dall’intervista di Emilio Fede a Silvio Berlusconi, TG4, 3 luglio 2010)
Il fine che unisce la sinistra e i traditori del mandato elettorale è
uno solo: liberarsi di Silvio Berlusconi, che rappresenta per loro un
ostacolo insuperabile per la conquista del potere. Un obiettivo che vogliono
raggiungere a qualunque costo. (Dal video messaggio dell’11 dicembre 2010:
Difendi il tuo voto, sostieni il tuo governo)
L’operoso
Resistenza e tenacia si legano anche all’operosità che egli si riconosce.
Si qualifica infatti come un uomo dinamico e solerte, che lavora praticamente
senza sosta:
(…) naturalmente il dossier che vede l’Europa e l’occidente in una situazione
di contrapposizione difficile con la federazione russa e sui cui io ho
molto lavorato e sto lavorando ancora in queste ore e lavorerò nei prossimi
giorni in modo da poter arrivare al consiglio di lunedì con delle soluzione
già tranquille sul tavolo. (…) Avevamo quindi il dovere di intervenire,
e siamo intervenuti. Lo abbiamo fatto con rapidità e con concretezza,
aiutati da una grande banca italiana, oggi tra le prime dieci banche del
mondo. Ci siamo riusciti (…) io mi sono dato da fare, mi darò da fare,
mi sto dando da fare affinché questa crisi venga risolta. (Dall’intervento
di Berlusconi su Alitalia, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 28 Agosto
2008)
L’operosità che ascrive a se stesso come persona si riflette sull’operato
del suo Governo a cui spesso si riferisce con l’espressione “Governo del
fare”:
Per quanto riguarda la lotta alla criminalità il nostro è il Governo che
ha fatto di più e di meglio in sessant'anni di storia repubblicana contro
la criminalità organizzata. Ricordo che in due anni abbiamo sequestrato
beni e soldi della Mafia e della Camorra per più di dodici miliardi di
euro, abbiamo arrestato cinquemilaseicento presunti mafiosi tra cui ventisei
tra i trenta ritenuti più pericolosi, ecco io ripeto nessun Governo ha
fatto più e meglio di noi è (…) Quindi io, rispondendo alla sua domanda,
ho in mente semplicemente di continuare a governare con passione, con
determinazione, con slancio, per usare una sua espressione , per rispettare
gli impegni assunti con gli elettori. (Dall’intervista esclusiva di Studio
Aperto a Silvio Berlusconi, 8 luglio 2010)
L’ingiustamente perseguitato
Berlusconi rimarca spesso come l’azione del suo Governo sia tuttavia ostacolata
da quelle che considera delle vere e proprie - quanto ingiuste e infondate
- “persecuzioni” nei propri riguardi da parte di un’opposizione, che non
riuscendo a sconfiggerlo con i mezzi democratici della politica, si avvale
del supporto di quelli che egli ritiene settori deviati e politicizzati
della magistratura. Tale persecuzione lo colpisce, non solo come politico
e imprenditore, ma anche e soprattutto come privato cittadino, con violazioni
inaccettabili della sua vita privata:
Cari amici (.), alcuni noti PM della Procura di Milano (.) hanno effettuato
una gravissima intromissione nella mia vita privata (.), effettuando una
inaccettabile schedatura dei miei ospiti nella casa di Arcore, con l’individuazione
di tutti i loro numeri telefonici, hanno messo sotto controllo per diversi
mesi i loro telefoni, hanno adottato un atteggiamento discriminatorio
e umiliante nei confronti di persone, che non hanno alcuna responsabilità
se non quella di essere state mie ospiti e di portarmi amicizia e affetto.
Ancora una volta la giustizia è stata piegata a finalità di carattere
politico, con una volontà chiaramente persecutoria nei miei confronti.
(…) In realtà (.), le accuse che hanno formulato nei miei confronti sono
totalmente infondate e addirittura risibili. (Dal video messaggio del
16 Gennaio 2011: Le accuse nei miei confronti sono infondate e risibili)
Egli, tuttavia, sostiene la propria assoluta innocenza rispetto alle accuse
(“ridicole”) che gli vengono mosse, asserendo di non temere in alcun modo
i processi (“assurdi”) in cui si tenta di coinvolgerlo:
Ma soprattutto non mi preoccupa perché nulla ho da temere da processi
che sono francamente assurdi nel merito. Così assurdi da essere incredibile
il fatto che molti magistrati abbiamo dedicato e dedichino tanto tempo
e tante risorse a vicende francamente ridicole. Io (.) non vedo l'ora
di difendermi in tribunale da accuse tanto assurde (…). Per quanto mi
riguarda, da quando sono sceso in campo per servire il Paese, è in atto
una evidente persecuzione politica da parte dei magistrati di sinistra
sostenuti dalla sinistra politica, una persecuzione che si è articolata
su centocinque indagini e in venti pro+ ventotto anzi processi, il record
assoluto (…). E sono gli stessi numeri a denunciare la persecuzione politico-giudiziaria
a cui sono stato e sono sottoposto con l'evidente finalità di farmi fuori,
essendo io considerato, da parte della sinistra e dei suoi giudici, un
ostacolo insuperabile e quindi da eliminare con ogni mezzo per il raggiungimento
del potere. Quanto ai processi ancora in corso sono tutti processi grotteschi,
ridicoli, inventati da parte dei PM di sinistra, processi che proprio
per questo non mi preoccupano affatto. (…). Come al solito domani (.)
tutto finirà sui giornali che grideranno allo scandalo seminando veleno
e fango nei miei confronti con una intromissione nella mia vita privata
che non ha precedenti nella storia del nostro Paese. (Dal video messaggio
del 14 gennaio 2011: Una Persecuzione da record contro di me)
Ecco perché vorrei fare il processo subito, con queste prove inconfutabili,
ma lo vorrei fare con giudici super partes e non con PM che vogliono utilizzare
questa vicenda come strumento di lotta politica. (Dal video messaggio
del 19 gennaio 2011: Il Parlamento conferma la fiducia a me e al Governo)
5.2 La self-disclosure
Oltre a sequenze di self-presentation, sono presenti nei discorsi di Berlusconi
numerose sequenze di self-disclosure. Alcune di esse si riferiscono a
eventi positivamente caratterizzati.
Nel frammento che segue l’ex Premier narra un aneddoto occorso anni prima
durante una cena privata con Margaret Thatcher. Il racconto pare funzionale
a suscitare ilarità nell’uditorio:
La cena con la Thatcher
Allora ve la devo raccontare. Allora io vado ad una cena con la Thatcher,
tra le altre cose mi domanda un po’ di anni fa “ ma lei che orari fa?”
Dico io mi sveglio alle sette e mezzo, setta un quarto, sette e mezzo,
poi lavoro fino alle due e mezzo di notte. “Come mai?” perché all’una
e mezzo mi portano i giornali della mattina dopo, < li leggo, divento
subito di cattivo umore mi arrabbio però poi vado a letto, dormo quattro
o cinque ore, e alla mattina ritorno fuori fresco come un fiore e con
il mio normale ottimismo >. “ Really? You read a newspaper? “Lei legge
i giornali?” Sì dico. Mi sembra normale. “É impossibile governare e leggere
i giornali perché ti deprimono, ti abbattono, dopo un po’ non ne puoi
più.” E io dico, “ E lei cosa fa?” dice, “ Io ho il mio capo ufficio stampa
che mi porta solo gli articoli che parlano bene di me e del mio governo”.
Io ho chiamato Paolino Bonaiuti (…) l’ho chiamato e gli ho detto, “Paolo
(.) da domani metodo Thatcher. Solo gli articoli che parlano bene di noi,
del nostro governo e magari anche di me”. Non l’ho visto più per due mesi!
(Dall’intervista di Giorgia Meloni, Atreju, 12 settembre 2010)
La maggior parte dei frammenti di self-disclosure presenti nel nostro
corpus riguarda, in verità, narrazioni di eventi, di relazioni sentimentali
e di rapporti di amicizia utilizzati per difendersi dalle accuse di concussione
e induzione alla prostituzione:
Il caso Ruby
Pensate (.) mi si accusa di aver costretto o indotto il dirigente della
questura ad intervenire sul fermo di questa ragazza, di Ruby. Vi leggo
le risposte del funzionario al pubblico ministero risposte con la quale
il funzionario descrive la mia telefonata. “L’addetto alla sicurezza mi
disse, dottore le passo il Presidente del Consiglio perché c’è un problema.
Subito dopo il Presidente del Consiglio mi ha detto che vi era in questura
una ragazza di origine nord africana che gli era stata segnalata come
nipote di Mubarak e che un consigliere regionale, la signora Minetti,
si sarebbe fatta carico di questa ragazza. La telefonata finì così”. Ma
vi pare che questa possa essere considerata una telefonata di minaccia?
È assolutamente ridicolo. (…) Non c’è stata nessuna concussione, non c’è
stata nessuna induzione alla prostituzione, meno che meno di minorenni.
(Dal video messaggio del 14 gennaio 2011: Il parlamento conferma la fiducia
a me e al Governo)
La mia relazione stabile
(…) da quando mi sono separato non avrei mai voluto dirlo per non dare
una esposizione mediatica ma ho avuto uno stabile rapporto di affetto
con una persona che ovviamente era assai spesso con me anche in quelle
serate e che certo non avrebbe consentito che accadessero a cena, o nei
dopo cena, quegli assurdi fatti che certi giornali hanno ipotizzato. (Dal
video messaggio del 16 Gennaio 2011: Le accuse nei miei confronti sono
infondate e risibili)
Io aiuto gli amici
Alcune di queste persone le conosco da diversi anni, altre da meno tempo,
ma di molte conosco la situazione di disagio la situazione di difficoltà
economica. E quindi le ho aiutate in certe occasioni e sono orgoglioso
di averlo fatto. Ho dato spesso incarico ai miei collaboratori di aiutarle
per la loro casa, per le cure mediche, per l’educazione dei loro figli,
ma non non c’è mai stata, lo voglio ripetere mai alcuna correlazione fra
denaro e prestazioni sessuali. (Dal video messaggio del 16 Gennaio 2011:
Le accuse nei miei confronti sono infondate e risibili)
6. Conclusioni
Dal punto di vista formale sia nella self-presentation che nella self-disclosure
l’ex Premier ricorre a frasi dichiarative all’indicativo presente, passato
e futuro (prive di indicatori linguistici di incertezza) che comunicano
certezza.
Dal punto di vista dei contenuti, il profilo che Berlusconi delinea di
sé nelle sequenze di self-presentation ha quali caratteristiche unificanti
la stabilità nel tempo e la positività. Le uniche auto-attribuzioni negative
sono in realtà un eccesso di qualità positive: “sono troppo buono”; “sono
troppo generoso” ecc. Le caratteristiche negative in senso proprio vengono,
al contrario, proiettate all’esterno di sé (e del partito che guida) e
attribuite ai soggetti che egli definisce come propri oppositori (la sinistra,
parte della magistratura, la stampa politicizzata ecc.).
Mancano completamente le immagini introdotte dall’avverbio non, del tipo:
“io non sono ….”; ad esempio, relativamente alle questioni giudiziarie
che lo vedono coinvolto, l’ex Premier non ricorre all’espressione “io
non sono colpevole”, preferendo invece definirsi come “ingiustamente perseguitato”.
Tale strategia gli permette simultaneamente, da un lato, di presentare
se stesso positivamente (= sono innocente) e, dall’altro, di proporre
immagini negative degli altri (= sono ingiusti a perseguitarmi).
Relativamente alle sequenze di self-disclosure, Berlusconi ricorre sia
al racconto di eventi positivamente caratterizzati (ad esempio, la cena
con Margaret Thatcher), sia alla narrazione di eventi volti a fornire
prove della infondatezza delle accuse rivoltegli, per le quali si dichiara
vittima di un complotto a proprio carico.
Date queste caratteristiche, possiamo affermare che lo stile di presentazione
(self-presentation e self-disclosure) prescelto dall’ex Premier sia, per
usare la terminologia di Schütz (1998b), primariamente assertivo, cioè
caratterizzato dallo sforzo di costruire positive immagini di sé, e secondariamente
offensivo, cioè caratterizzato da un modo di costruire un’immagine positiva
di sé mediante denigrazione degli avversari politici [24].
Note di trascrizione
MAIUSCOLO volume alto
° testo ° volume basso
sottolineato enfasi
> testo < testo accelerato (quando la velocità di emissione risulta superiore
rispetto alla velocità media di emissione delle altre parole)
< testo > testo rallentato (quando la velocità di emissione risulta inferiore
rispetto alla velocità media di emissione delle altre parole)
‘ troncatura di parola
, intonazione sospensiva
? intonazione interrogativa
. intonazione discendente
! intonazione esclamativa
(.) micro-pausa, potenzialmente significativa, ma molto breve, inferiore
cioè agli 0.2 secondi
(..) pausa media, compresa tra i 2 e i 3 secondi
(…) pausa lunga, superiore ai 3 secondi
:: allungamento dell’ultima vocale
_ colpo di glottide o indicatore di autocommento
+ frammenti di parole tronche
Note
1] Secondo i risultati di alcune
indagini sperimentali (Bippus 2007), i soggetti apprezzerebbero maggiormente
l’autoironia piuttosto che il sarcasmo rivolto agli avversari politici.
2] A tal proposito, Santulli (2005,
pp. 37-38) sostiene che Silvio Berlusconi può essere ritenuto a ragione
il responsabile del “cambiamento profondo che negli ultimi anni ha caratterizzato
le strategie di comunicazione in ambito politico e, più specificamente,
nell’evoluzione delle tecniche retoriche e argomentative adottate”. Campus
(2010, p. 226) scrive che “Nobody could deny that Berlusconi’s leadership
is inextricably linked with the process of mediatization of politics (…).
It is commonly assumed that Berlusconi transformed the scenario of Italian
politics by applying the techniques of political marketing to an electoral
campaign in a systematic way for the first time”.
3] Specie la televisione, non
solo permette al politico di essere visto e sentito da un largo numero
di cittadini che possono essere fisicamente anche molto distanti dal luogo
in cui si svolge la comunicazione, ma permette altresì l’instaurarsi di
una relazione diretta con i votanti senza apparenti intermediari (Campus
2010).
4] Mazzoleni e Schulz (2001) sostengono
a riguardo che i politici sono diventati sempre più abili nell’adattare
i propri comportamenti alle richieste dei media.
5] La scelta di Berlusconi di
“parlare” agli Italiani da luoghi “privati” (ad esempio, uno studio da
cui sono visibili oggetti personali, tra i quali le foto di famiglia che
lo ritraggono in momenti della sua vita quotidiana) costituisce una strategia
funzionale alla creazione di una illusoria intimità relazionale tra lui
e gli spettatori (Wodak 2009). Lo sguardo del presidente rivolto alle
telecamere contribuisce a generare in chi assiste l’impressione di essere
il protagonista di un faccia a faccia con il Premier.
6] Giansante (2011, pp. 48-49)
scrive a proposito che nei discorsi dei Berlusconi si assiste alla “presentazione
di un racconto coerente, di una comunicazione che pone particolare attenzione
sugli elementi chiave della morfologia del racconto descritta da Propp:
la rottura dell’equilibrio iniziale, la descrizione dell’antagonista e
quella dell’eroe”.
7] Berlusconi “si dedica a ripetere
le proprie opinioni ad ogni occasione, con l’intento di saturare il pubblico,
in modo che possa ricordare il suo messaggio anche senza uno sforzo cosciente”
(Giansante 2011, p. 219).
8] “Le vittorie di Berlusconi
nascono – anche – grazie a un efficace utilizzo della comunicazione per
la costruzione del consenso. La sua comunicazione politica mette l’accento
sugli aspetti emotivi, narrativi e concreti del discorso: i suoi interventi
sono facilmente comprensibili e usano tecniche che favoriscono la memorizzazione
dei messaggi strategici e la persuasione di chi ascolta” (Giansante 2011,
p. 48).
9] L’attribuzione ricorsiva ad
alcuni magistrati dell’aggettivo politicizzati è un esempio di simbolizzazione
del nemico che ricorre numerose volte nei discorsi esaminati.
10] Berlusconi “mira a dare
al pubblico l’immagine di un leader che ‘c’è’, che ‘sta lavorando per
voi’. Che ha una ‘cultura del fare’, e impersona il carisma dell’imprenditore
attivo e di successo, che si è fatto da sé e non ama perder tempo con
i giochi della politica” (Marletti 2010, p. 117).
11] Si lega alla spettacolarizzazione,
l’abile impiego, da parte di Berlusconi, di quelli che Marletti (2010,
p. 116) definisce “ ‘effetti annuncio’, efficaci non solo nelle emergenze
ma anche in tempi normali”.
12] La personalizzazione “is
particularly emphasized in Berlusconi’s case: the leader is placed at
center stage while the party has always appeared only as the leader’s
personal instrument” (Campus 2010, p. 228). Sempre riferendosi a Berlusconi,
Santulli (2005, p. 40) scrive: “i valori e le scelte personali predominano
e delineano prepotentemente la figura del leader, trasformandolo da esponente
di un partito o portavoce di una ideologia, in un capo carismatico che
pervade con la forza della propria personalità l’intero processo politico.
È ciò che si è soliti definire «personalizzazione della politica»”.
13] Driessens et. al. (2010)
sottolineano il complesso e ambivalente legame tra gli interessi e le
richieste dei media e gli interessi dei politici. In particolare, secondo
quanto emerso dai risultati delle loro indagini, non sarebbero solo i
media ad influenzare in modo unidirezionale l’organizzazione delle pratiche
discorsive dei politici, ma sarebbero gli stessi politici ad adeguarsi
ad un modus operandi stabilito dalla propria cerchia professionale.
14] Trasmettere efficacemente
ad altri le immagini desiderate di se stessi, mediante l’autopresentazione,
“costituisce la chiave per avere interazioni sociali soddisfacenti e di
successo” (Pontari & Schlenker 2000, p. 1092).
15] Secondo la teoria dell’attrazione
elaborata da Jones e Archer (1976), l’attrazione verso chi rivela informazioni
personali è il risultato della percezione di un rapporto speciale che
si sta creando tra chi rivela e chi ascolta la rivelazione.
16] Interessanti a riguardo
sono gli studi sperimentali condotti da Schütz (1998a, 1998b) sulle relazioni
tra i diversi stili di self-presentation adottati dai politici e le reazioni
di consenso o di resistenza da parte dei soggetti sperimentali. Un risultato
degno di nota riguarda la scarsa preferenza assegnata dai soggetti sperimentali
ai politici che ricorrono a presentazioni di sé connotate in modo eccessivamente
positivo.
17] “For example, research conducted
on politicians on television talk-shows found that their self-presentation
consisted of pointing out their belief in moral values as well as their
worthiness, which was paired with self-disclosure (…) They sought to appear
as a likeable, trustworthy, and competent person, who is sincere in promising
changes for the better, as well as capable of bringing about these changes”
(Schütz 1995, p. 219).
18] I video messaggi sono tratti
dal sito web dei “Promotori della Libertà”.
19] L’unica occasione in cui
Berlusconi usa il non è quando prende le distanze da immagini negative
probabilmente temute: “Sì non mi piace affatto la vita politica, non mi
piace per come sono i protagonisti della politica soprattutto quelli dell’opposizione,
non mi piace perché si ricorre molto spesso alle cose più basse, non mi
piace perché si è preda di un giornalismo molto spesso ignobile, qualche
cosa di più anche, morboso, spudorato” (Dall’intervista alla CNN del 25
Maggio 2009).
20] L’uso del noi, di per sé
ambiguo, lascia generalmente all’ascoltatore uno spazio di inclusività,
ossia gli lascia la possibilità di ritenersi parte in causa. Sebbene tale
ambiguità possa dirsi costitutiva della prima persona plurale, ci appare
interessante la proposta avanzata da Zupnik (1994) di ricorrere per la
sua disambiguazione contestuale alla identificazione di differenti spazi
discorsivi.
21] Atreju è una manifestazione
organizzata dagli aderenti a “Giovane Italia”, il movimento dei giovani
elettori del Popolo della Libertà.
22] “L’utilizzo dello humour
in Berlusconi non gioca però un ruolo meramente decorativo ma si inserisce
in un progetto strategico. (…) ‘Io non racconto barzellette e disistimo
chi lo fa. Io uso delle storielle per scolpire dei concetti’. (…) L’umorismo
ha anche un’altra funzione: rinforza l’immagine che Berlusconi ha costruito
negli anni come politico nuovo, in contrasto con l’immagine tradizionale
del politico corrotto e distante, che si rivolgeva al pubblico in un incomprensibile
politichese” (Giansante 2011, pp. 57-58).
23] Come emerge anche dalle
nostre analisi, Berlusconi “da una parte intende apparire e appare come
latin lover e tombeur de femmes, dall’altra presta attenzione a mostrare
rispetto per la famiglia e intende presentarsi come marito e padre modello”
(Giansante 2011, p.132).
24] Oltre agli stili assertivo
e offensivo, l’autrice individua gli stili: protettivo (caratterizzato
dal tentativo di evitare impressioni negative di sé) e difensivo (caratterizzato
da uno sforzo attivo di correggere un’immagine di sé non desiderata).
Sebbene in Berlusconi possano essere individuati tratt appartenenti ad
ognuno dei quattro stili, quelli dominanti sono indubbiamente i primi
due.
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