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  • Lo sguardo del sociologo abbraccia per com-prendere
    Studiosi italiani ricordano cent'anni dalla pubblicazione del Trattato di Sociologia Generale di Vilfredo Pareto
    Maria Caterina Federici (sous la direction de)

    M@gm@ vol.15 n.1 Janvier-Avril 2017





    PARETO VS SIMMEL: RESIDUI ED EMOZIONI

    Silvia Fornari

    silvia.fornari@unipg.it
    Professore associato di Sociologia generale all’Università degli studi di Perugia.


    Ritratto di Vilfredo Pareto di N. Boyle (1958-1961)

    1. Premessa

     

    A cento anni dalla pubblicazione del Trattato di sociologia generale (Pareto 1988) siamo a mantenere vivo ed attuale lo studio paretiano con una rilettura contemporanea del suo pensiero. Ricordato per la grande versatilità intellettuale dagli economisti, rimane lo scienziato rigoroso ed analitico i cui contributi sono ancora discussi a livello internazionale. Noi ne analizzeremo gli aspetti che l’hanno portato ad avvicinarsi all’approccio sociologico, con l’introduzione della nota distinzione dell’azione sociale: logica e non-logica. Una dicotomia utilizzata per dare conto dei cambiamenti sociali riguardanti le modalità d’azione degli uomini e delle donne. Com’è noto le azioni logiche sono quelle che riguardano comportamenti mossi da logicità e raziocinio, in cui vi è una diretta relazione causa-effetto, azioni oggetto di studio degli economisti, e di cui non si occupano i sociologi. Le azioni non-logiche riguardano tutte le tipologie di agire umano che rientrano nel novero delle scienze sociali, e che rappresentano la parte più ampia dell’agire sociale. Sono le azioni guidate dai sentimenti, dall’emotività, dalla superstizione, ecc., illustrate da Pareto nel Trattato di sociologia generale e in saggi successivi, dove riprende anche il concetto di eterogenesi dei fini, formulato per la prima volta da Giambattista Vico. Concetto secondo il quale la storia umana, pur conservando in potenza la realizzazione di certi fini, non è lineare e lungo il suo percorso evolutivo può accadere che l’uomo nel tentativo di raggiungere una finalità arrivi a conclusioni opposte. Pareto collega la definizione del filosofo napoletano alle tipologie di azione sociale e alla loro distinzione (logiche, non-logiche). L’eterogenesi dei fini per Pareto è dunque l’esito di un particolare tipo di azione non-logica dell’essere umano e della collettività.

     

    Nella coscienza di chi agisce, secondo questa interpretazione, l’eterogenesi dei fini è il risultato logicamente connesso ai mezzi impiegati da un individuo, il quale soggettivamente concepisce una certa relazione tra quei mezzi e quel fine. Le conseguenze oggettive, in quest’analisi non trovano una corrispondenza diretta con quelle soggettive; infatti per l’eterogenesi dei fini, ogni soggetto agisce credendo di ottenere un determinato risultato, mentre l’esito oggettivo delle proprie azioni sarà diverso, se non contrario, ai risultati previsti e sperati. Per Pareto ciò si determina perché non sempre la coscienza di chi agisce è in grado di rappresentare la relazione mezzi-fini con la stessa coerenza e con tutte le informazioni necessarie per ricreare la relazione che essi hanno nella realtà oggettiva.

     

    Tenendo in considerazione questo passaggio, il saggio si è posto come obiettivo quello di verificare lo sguardo paretiano sulle azioni non logiche avviando un confronto con la “sociologia delle emozioni” di Georg Simmel. L’Autore tedesco nella vasta produzione saggistica e nelle opere maggiori, come La filosofia del denaro, del 1901 (Simmel 1984), si preoccupa di dimostrare quanto nell’agire quotidiano, nei movimenti intimi e più profondi, è possibile leggere i cambiamenti che influenzano il passaggio dalla società tradizione a quella moderna. È nelle relazioni sociali che si vanno a costituire le forme sociali, in cui ogni individuo, mai solo, ma sempre in relazione, duale e/o multipla, si muove e crea processi d’interazione attraverso l’intersecarsi delle cerchie sociali (cfr., Simmel 1998a).

     

    Il confronto tra i due autori non appare di semplice dimostrazione, sia per i diversi contesti di vita, sia per l’approccio scientifico degli stessi. Pareto passa dagli studi economici alla sociologia per ricercare risposte alle costanti della natura umana e alla razionalità dell’agire sociale, con il metodo positivistico (Pareto 2003). Simmel, invece, è un outsider dell’accademia non utilizzando nelle sue trattazioni un metodo scientifico riconosciuto, introduce la forma “saggio” per studiare i processi sociali (Simmel 1998c). È nella relazionalità e modi dell’agire più intimo e profondo, a quello più superficiale, che si arriva alla profondità della superficie (Squicciarino 2000): «ciò che la “comprensione” storica rivela è la coesistenza di una molteplicità di intuizioni del mondo (religione, filosofia, arte, scienza), coesistenti nell’individuo, ma fondatesi ciascuna su un proprio principio organizzativo, senza richiedere una conciliazione definitiva. Sarà la vita a selezionare le intuizioni e le verità che la favoriscono e ad accantonare quelle che possono esserle di danno» (Ivi, p. II).

     

    L’agire sociale degli individui per Pareto solo raramente segue una razionalità strumentale di mezzi adeguati ai fini e per questo sceglie di non occuparsi più di economia (Cfr., Mongardini 1973), ma tra gli studiosi della scienza sociale non condivide né la visione di Auguste Comte, né quella di Herbert Spencer, perché non erano riusciti a comprendere che l’agire umano è mosso massivamente in modo “non-logico”. Le azioni degli individui sono senza uno scopo apparente, o comunque senza una chiara coscienza dello scopo perseguito e Pareto ne argomenta nella “sociologia scientifica” costituita su quattro teorie di riferimento, quella dell’azione non-logica, dei residui e delle derivazioni, dell’élite e dell’equilibrio sociale.

     

    Un’altra assonanza tra i due autori, è rintracciabile nell’approccio all’oggetto di studio, poiché entrambi ritengono che l’oggettività della società moderna sia una risposta per celare, mascherare la reale regola di azione degli uomini e delle donne che vivono nel “nuovo” sistema sociale industriale. L’emotività e la forza delle emozioni è tale che non può rappresentare la dimostrazione di un cambiamento sociale così radicale, per questo è necessario trovare una nuova veste con la quale presentare il complesso quadro sociale.

     

    In questa sede si vuole dimostrare quanto entrambi gli autori condividano l’importanza dell’emotività quale stimolo all’agire sociale, e di come questa venga però celata dietro un agire logico e razionale, che ha portato alla supremazia del razionalismo a discapito dell’aspetto emozionale che muove l’agire umano. La modernità in primis, chiedeva questo al nuovo sistema sociale, costruire società democratiche, moderne, rispondenti a un nuovo modello di vita, in cui tutto doveva essere previsto, senza spazio per l’imprevedibilità. L’esaltazione della scienza, della tecnica, della logica razionale dell’agire umano ne è la rappresentazione tipica di tutti i sistemi democratici moderni. Per pensare una società così forte e strutturata non si possono prendere in considerazione elementi “soggettivi”, singoli, dell’individuo che non accetta il sistema sociale di riferimento. Per questo la socializzazione è un processo condiviso da tutti, nelle sue parti, la relazione famiglia-scuola, politica-economia, non ci sono fraintendimenti, l’obiettivo è unico e chiaro per tutti, chi non lo condivide è tagliato fuori in un modo o nell’altro, è messo fuori, è un outsider, un deviante, un esule, uno straniero. Immaginari che conosciamo bene, perché sono le analisi sociologiche offerte da Simmel nei suoi saggi filosofici (1998b), ma anche da Pareto quando mostra minuziosamente la differenza tra residui e derivazioni.

     

    2. Residui e derivazioni paretiani

    Pareto costruisce una classificazione dei comportamenti sociali non-logici dalle azioni percettive motorie e linguistiche-cognitive degli individui, con un particolare interesse per le competenze grammaticali. La teoria dei residui e delle derivazioni intende spiegare la natura e il funzionamento delle manifestazioni simboliche che caratterizzano il discorso sociale degli individui e i suoi mascheramenti. Gli uomini e le donne sviluppano meccanismi volti a giustificare e celare la non-logicità della loro azione sociale, ma in questo modo Pareto rintraccia delle costanti della natura umana e della sua mente sociale. Nell’analisi del discorso possiamo risalire ai residui, tanto da poter affermare questa teorizzazione può essere letta oggi come cognizione sociale e delle tecniche argomentative che ogni individui nei processi di socializzazione, utilizza per costruire la comunicazione con l’altro.

     

    I residui rappresentano la processualità dell’agire, costituiscono un insieme di molti fatti che sono classificati secondo le analogie che vi si trovano. Lo schema analitico non sempre è perseguito da Pareto chiaramente, individua sei classi, ognuna delle quali si suddivide in più sottoclassi o generi: 1) istinto delle combinazioni; 2) persistenza degli aggregati; 3) il bisogno di manifestare i sentimenti con atti esterni; 4) residui in relazione colla socialità; 5) integrità dell’individuo e delle sue dipendenze; 6) residuo sessuale. La chiarezza appare però negli scambi con l’ambiente e la tendenza agli aggregati e alle combinazioni della cognizione sociale, giacché con le combinazioni si persegue la novità e con gli aggregati la stabilità. Il livello psicologico si collega ad un modello normativo e di ordine garantito dall’idea di giustizia. È solo in questo modo che il comportamento degli individui riesce a mantenersi in equilibrio tra i comportamenti routinari e minimi, cognitivamente marcato e l’agire normativamente orientato. Ciò che non troveremo in Simmel.

     

    È quindi interessante notare come nell’interpretazione paretiana emerga la necessità di comprendere le ragioni che ci spingono non solo ad agire, ma anche quale tipo di azioni esistono. Sono questi i comportamenti di cui occuparsi, perché è nello svelamento dell’agire non-logico che è possibile ordinare la società (cfr., Padua 2009), anche se per i critici l’agire sociale paretiano appare rinchiuso entro un rapporto costrittivo di conformismo e di eterodirezione.

     

    Sinteticamente le derivazioni sono utilizzate da Pareto per confutare la certezza che una società determinata esclusivamente dalla "ragione" non esiste e non può esistere, anche se ancora oggi alcuni studiosi non condividono questa interpretazione. La non condivisione dell’interpretazione paretiana non è dai “pregiudizi” degli uomini nei confronti dalla realtà non-logica; ma perché mancano i dati del problema che si vuole risolvere col ragionamento logico sperimentale. In questo senso Pareto non vuole spiegare attraverso la ragione scientifica degli eventi sociali, trattandosi di una pretesa impossibile, ma rivestire di logicità ciò che è non-logico. Sono così spiegati, interpretati, manifestati stati emotivi, operando un’azione di persuasione, mascherando il fine perseguito. Le derivazioni più che logicamente rigorose sono ragionevoli, sono il rivestimento soggettivo che i singoli danno degli eventi, sono i sistemi di credenze, sono le cosmogonie e le ideologie, in una produzione di giustificazioni ideal-azionarie. Sono rappresentative, espressive, persuasive, dissimulative e sono classificate da Pareto in quattro classi: 1) Affermazione:fatti sperimentali ed immaginari; sentimenti; misto di fatti e sentimenti; 2) Autorità: autorità di in uomo o di più uomini; autorità della tradizione, di usi e di costumi; autorità di un essere divino o di una personificazione; 3) Accordo con sentimenti o con principi: sentimenti; interesse individuale e collettivo; entità giuridiche, metafisiche e sovrannaturali; 4) Prove verbali: termine indeterminato per indicare una cosa reale, e cosa indeterminata corrispondente ad un termine; termine indicante una cosa che fa nascere sentimenti accessori, o sentimenti accessori che fanno scegliere un termine; termine con più sensi [e varie cose con un sol termine; metafore, allegorie, analogie; termini dubbi, indeterminati, che non hanno corrispondenza nel concreto.

     

    La classificazione sopra accennata deriva dal massimo rigore scientifico richiesto per quei tempi, individuando le uniformità delle manifestazioni umane indagando ovunque vi sia traccia nella memoria tramandata: dai miti, dalle religioni, dalla storia. Anche per questa ragione l’enunciato paretiano ancora oggi offre spunti per approfondimenti e riflessioni che saranno messi in relazione con l’approccio simmeliano, rispetto al gioco delle emozioni.

     

    3. Le emozioni simmeliane

     

    Spostando l’obiettivo verso Simmel ci accorgiamo come lo stesso interessandosi delle forme sociali riguardanti il passaggio dalla cultura oggettiva a quella soggettiva ne Il conflitto della cultura moderna (Simmel 1976), delinea il divario tra il significato e il valore della relazione nella società moderna. I due elementi, soggettivo ed oggettivo, rivestono ambiti di interesse distinti: la cultura oggettiva è l’insieme delle idee, dei saperi e delle conoscenze tramandate da una generazione a quella successiva, mentre il modo e la misura con cui gli individui partecipano ai suoi contenuti è relativo alla cultura soggettiva.

     

    Volendo collegare al contesto socio-culturale dell’epoca di Simmel, questi sono i temi cari anche agli espressionisti tedeschi, alle avanguardie artistiche del Novecento. Il cambiamento della società sembra possibile solo occupandosi dell’origine della relazionalità sociale, alla cui base è posto il rapporto “uomo-donna”. Possiamo così spiegarci l’interesse per le problematiche riguardanti la relazione e la struttura della famiglia perché solo attraverso l’analisi dei rapporti più intimi, intensi, nati dalle singole interazioni fra soggetti, si definisce l’organizzazione sociale più ampia. Sono le singole soggettività che con il loro vissuto, le personali interazioni quotidiane che portano alla formazione del proprio sé più intimo e fondante.

     

    Per Simmel il maschile ed il femminile sono due poli ambivalenti della nostra vita; il rapporto tra le due realtà crea una relazione intersoggettiva, dove una parte non può fare a meno dell’altra. Il concetto simmmeliano della “diade”, espressione della contrapposizione presente in tutte le opere di Simmel ben esplicita questa posizione teorica tra il soggetto e l’oggetto. Questo prototipo relazionale è fondativo per superare la distanza che si crea nella vita. Si può così notare come i temi affrontati da Simmel siano di una profonda attualità.

     

    Come più tardi l’antropologo francese Michel Foucault (1984) mostra, la modernità da luogo a forme di repressione del modo di intendere la sessualità e le relazioni tra uomini e donne riprendendo il processo che Pareto e Simmel introducono con l’oggettivazione scientifica del sesso che al contempo ne neutralizza la pericolosità. È proprio il XIX secolo che per Foucault si avvia un processo di saturazione sessuale, che si evidenzia nella gestione dello spazio e della ritualizzazione tipica della società moderna. Società ha cercato per lungo tempo di negare la sessualità parlando solo della coppia, eterosessuale e possibilmente legale, sposata. Foucault si chiede se veramente la famiglia del XIX secolo è una cellula monogamica e coniugale, ed analizza la struttura familiare, la sessualità delle diverse componenti, i genitori, i figli: «tutto ciò fa della famiglia, anche ridotta alle sue più piccole dimensioni, una rete complessa, satura di sessualità multiformi, frammentarie e mobili. Ridurle alla relazione coniugale, a costo di proiettarla, sotto forma di desiderio vietato, sui figli, non può render conto di questo dispositivo che è, rispetto a queste sessualità, piuttosto un meccanismo incitatore e moltiplicatore che un principio d’inibizione» (Foucault 1984, pp. 45-46).

     

    La società moderna non ha creato piaceri nuovi e non ha scoperto nuovi vizi, ma all’interno dello spazio societario moderno ha creato nuove regole nel gioco dei poteri e dei piaceri, ed in questo spazio si è assistito ad un irrigidimento delle perversioni. Si evidenziano forme sessuali legate al gioco dei poteri, al modo in cui si estendono e si ramificano le diverse forme di potere. Quando si pensava che la società borghese, industriale, moderna, si profilasse come una società repressa sessualmente, essa ha mostrato una concatenazione di profitti economici che si legano alla sessualità. Si è così avviato un processo di gestione e controllo del sesso, divenendo una parte dei processi economici, si parla, si studia, si analizza, ma fondamentalmente ha perso il dato essenziale che caratterizza il termine sesso, in altre parole quello di rivestire un aspetto della natura umana. Il campo medico, psichiatrico, la prostituzione, la pornografia, si sono intrecciati in una moltiplicazione di piacere e della gestione del potere che lo controlla; come acutamente rilevato da Foucault: «piacere e potere non si annullano, non si ritorcono l’uno contro l’altro; s’inseguono, si accavallano e si rilanciano. Si connettono secondo meccanismi complessi e positivi di eccitazione e d’incitazione» (Foucault 1984, pp. 45-46).

     

    Di là dalle analisi foucaultiane, resta ferma che per Simmel la sessualità non è per nulla un fenomeno residuale, ma è centrale nell’analisi relazionale. Nella fenomenologia dell’eccitazione, nelle perturbanti carezze, nei baci mozzafiato, negli sguardi obliqui, nei sospiri, nelle gelosie e nelle civetterie, nei desideri appena sussurrati e nei corteggiamenti, Simmel riesce a cogliere il senso profondo della nostra esistenza (Fornari 2006). Così gli atti d’amore, di erotismo, sono atti creativi, manifestazioni di vitalità. Senza le espressioni dell’eros, della sessualità, senza le mutevolezze e la provvisorietà di queste configurazioni superficiali, ci sarebbe precluso ogni accesso a tutto ciò che conferisce senso- e perché no, anche un pizzico di piacere- alla nostra esistenza.

     

    Simmel occupandosi della sessualità sociale, ritenuto un argomento non d’interesse scientifico, ma per chi frequenta i salotti e i circoli culturali, avvia una riflessione filosofica e sociologica su questioni di sesso ed erotismo, senza fermarsi al piano speculativo, ma anche pedagogico (Simmel 1995). Quando Simmel si avvicina al tema della sessualità ha chiaro quello che è il piano di lettura secondo la cultura maschile e secondo la cultura femminile della società moderna ed in questi termini si occupa della problematica così intima, ma fondante per la società tutta (Giacomoni 1995).

     

    Simmel è il precursore di un nuovo filone di ricerca, considerando lo sviluppo completo della persona, si preoccupa di comprendere il significato dei movimenti e lo psicologismo del corpo umano: «l’essenza del Moderno in genere è lo psicologismo, il vivere e l’interpretare il mondo in conformità alle reazioni del nostro interno e proprio come se fosse un mondo interno, la dissoluzione dei contenuti solidi nell’elemento fluttuante dell’anima, da cui si distacca ogni sostanza e le cui forme sono soltanto forme di movimenti» (Simmel 1998, p. 155). Si evidenziano i tratti di una concezione vitale, che segna tutto il percorso critico dell’Autore. La ricerca di un rapporto armonioso dell’uomo con la società, per scoprire un amore per la vita che assume un significato particolare: «l’amore per la vita che non desidera la vita – è quello eterno. Ogni volere ha qualcosa di transeunte, è teso tra il presente e il futuro»  (Simmel 1995, p. 99).

     

    La profondità delle esperienze dell’uomo moderno, sono la manifestazione di questi anfratti misteriosi, degli atteggiamenti e comportamenti superficiali che utilizziamo per rincorrere la una stabilità personale. Il nostro vero essere abita nella profondità dell’inconscio, nell’oscurità degli abissi interiori, in quella parte che tendiamo a celare a noi e agli altri, in cui sono conservate le “cose ultime”. Simmel, cosciente di questo travaglio interiore, sa che per riuscire a varcare anche solo per un istante quest’oscurità, e dunque di illuminare la nostra esistenza, non ha altro a disposizione se non la transitorietà variegata e fluttuante delle forme. Per riuscire a cogliere l’essenza di un fenomeno, la sua totalità, non abbiamo altra possibilità che la conoscenza dei frammenti, l’espressione delle piccole parti, con la loro apparente superficialità e sfuggente manifestazione. È così possibile afferrare di volta in volta la vita, indugiando nella mutevolezza dei frammenti in cui si disperde la nostra esperienza.

     

    4. Le intersezioni: Pareto e Simmel

     

    In conclusione a questo breve saggio ciò che riscontriamo oggi è un contesto di vita sociale in cui l’invito al vivere la nostra emotività più profonda si scontra con un corso di vita ancora impostato secondo la logica razionale di stampo moderno. La postmodernità ha confuso i due piani, razionale-non logico tanto che potremmo parlare di uomini e donne che vivono in bilico tra spinte emotive e scelte logiche, eterni: “emotivi razionali”; questa potrebbe essere la definizioni che si addice di più alla nostra attuale condizione di vita.

     

    E se la contrapposizione tra i due autori non può essere colmata con quest’analisi, può essere però lo spunto per riflettere sulla condizione degli uomini e delle donne del tempo attuale in cui emerge ciò che lo studioso Ehrenberg definisce come La fatica di essere se stessi (2010). Incrociando le problematiche del sapere medico con l’analisi degli stili di vita – di dare una risposta al fatto che la depressione si sia imposta negli ultimi anni come il principale disturbo della nostra interiorità. Essa ha persino cambiato di significato: non è più dolore morale, perdita della gioia di vivere, ma una patologia dell’azione, il sentimento di non riuscire a essere all’altezza, un’insufficienza rispetto le attese degli altri (in famiglia, con gli amici, nel lavoro). Si tenta di dare una sistemazione organica e complessiva al problema dei rapporti tra saperi medico-psichiatrici e società, e di tracciare una teoria complessiva del legame sociale. Tutto questo in relazione ad una società che è diventata quella della decisione, dell’autonomia e delle azioni individuali, nelle quali s’intrecciano questioni psico(pato)logiche e questioni sociali. Dai quadri sintomatologici è sostanzialmente sparita la radicale discontinuità tra il normale e il patologico: è emerso un mondo del «malessere», del «disagio generalizzato», delle «carenze dell’io». La nostra società, insomma, ha adottato un nuovo linguaggio, quello della vulnerabilità individuale, attraverso la quale sono ormai decifrate tutte le forme dell’inquietudine e del disagio sociale: sempre più problemi individuali e collettivi sono definiti in termini di sofferenza psichica (a sua volta ricondotta a disfunzioni neuro-biochimiche). Le soluzioni proposte a questa nuova condizione sociale ed emotiva lo sono in termini di salute mentale, in altre parole di disfunzioni dei comportamenti da correggere, metabolismi da ripristinare, insufficienze da colmare, difetti da riparare, che una medicina del benessere e della qualità della vita si candida ad assicurare attraverso pratiche riabilitative e di neuro-stimolazione. Questo è il nostro modo di reagire ad un tempo che ci satura di spinte all’emotività e all’essere sempre in prima linea, anche quando di per sé la società tecno-nichilista di Magatti (2015) non è più in grado di gestire.

     

    In questa visione forse eccessivamente negativa Pareto e Simmel hanno mostrato quanto la costruzione della modernità avrebbe offerto ai futuri cittadini del mondo globalizzato, una realtà da costruire, ma con molti meno strumenti per stare in equilibrio tra la razionalità-logica e la non razionalità-non logica dell’agire delle donne e degli uomini moderni e post-moderni.

     

    Riferimenti Bibliografici

     

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