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    SOCIOLOGIA DEGLI SPAZI E DEI LEGAMI SOCIALI

    Orazio Maria Valastro (a cura di)

    M@gm@ vol.12 n.2 Maggio-Agosto 2014


    • Orazio Maria Valastro

      Il numero monografico di M@gm@ dedicato alla sociologia degli spazi e dei legami sociali, ci permette quindi di prendere in esame, in modo specifico, non soltanto una dimensione teoretica e conoscitiva dello spazio contemporaneo come costruzione sociale e culturale, ma ci consente inoltre la possibilità di interrogarsi concretamente sul vivere quotidiano economico e sociale, rispetto alla partecipazione degli spazi nella definizione dei rapporti e del senso cui le relazioni danno vita nell'intensità dei legami a livello locale e globale. Il titolo dell'editoriale enfatizza di proposito la questione dello spazio sociale, anche in modo provocatorio, sollecitando un'attenzione specifica all'approccio transdisciplinare rappresentato dai contributi che ci guidano verso una comprensione della complessità della relazione tra l'essere umano e lo spazio sociale. Questo ci permette, inoltre, di proseguire verso un percorso di conoscenza che diventi consapevolezza rispetto alle molteplici dimensioni cui si apre la ricerca praticata anche dalle più giovani collaboratrici e dai più giovani collaboratori di questo numero, riconoscendo ed osservando lo spazio sociale attraverso le sue trasformazioni e la loro importanza rispetto alle strutture, alle relazioni e ai legami sociali, interrogandosi e fornendoci moltissimi spunti e riflessioni sulla vita quotidiana e la società contemporanea.


    • Paola Di Nicola

      Oggetto del presente contributo è un'analisi del ruolo e della funzione che i personal network possono svolgere nella società contemporanea. Dopo una riflessione tesa a mettere in evidenza come nel dibattito sociologico, a partire dagli anni '70 del secolo scorso, siano lentamente entrati i reticoli personali, quale nuova dimensione del sociale spesso ignorata e sottovalutata, si cercherà di delineare il profilo teorico ed empirico di questa nuova dimensione sociale a partire dalla prospettiva sociologica. In particolare, si farà riferimento alla teoria del riconoscimento, che consente di collocare i reticoli personali oltre la prospettiva funzionalista, in un contesto di community de-localizzata e de-spazializzata.


    • Maria Caterina Federici

      Una nuova accezione paradigmatica del tema “Sicurezza” si rende necessaria tra la lettura normativa e sanzionatoria e quella tecnologica di controllo a fronte del cedimento della cultura iperedonista della libertà, una cultura adolescenziale che vorrebbe la libertà sciolta da ogni vincolo e che sembrava dominare il nostro tempo. Nell’epoca della libertà di massa è necessario ripensarne i confini per superarne l’illusione dell’autosufficienza. La visione narcisistica della libertà fondata sul desiderio anche solo immaginario, sciolto da ogni vincolo impatta pesantemente nel rapporto con l’Altro da me, mostrando così i suoi limiti.

    • Donatella Pacelli

      Le molteplici applicazioni del progetto moderno hanno offerto elementi per analizzare non solo i cambiamenti strutturali che hanno investito le grandi configurazioni sociali ma anche le modifiche intervenute nella vita interoggettiva e nelle forme di relazione, rappresentazione e partecipazione. Tra queste alterazioni si inserisce la mancata sinergia tra silenzio e parola che finiscono per escludersi a vicenda, provocando un impoverimento della vera comunicazione e delle possibilità di comprensione fra le persone. Altrettanto può dirsi in merito alla confusione creatasi tra l'immagine e la cultura dell'immagine, alimentata da logiche di spettacolarizzazione che irrompono fra parole vuote e silenzi escludenti. Ripercorrendo alcuni contributi della sociologia classica e contemporanea, la riflessione che si propone intende recuperare la complessità della relazione comunicativa, quale dinamica sostenuta dalla doppia istanza di apertura e di chiusura verso l'alterità, in un susseguirsi di parole e silenzi che creano vicinanze e distanze. La difficoltà di interpretare anche i silenzi più eloquenti attraversa lì esperienza relazionale, ma oggi risente anche della complicità creatasi tra vecchi e nuovi media nel valorizzare insieme una cultura delle immagini tesa ad escludere ciò che “non fa rumore”.

    • Enzo Colombo

      La definizione di una nuova idea di cittadinanza, capace di integrare il riconoscimento e il rispetto della differenza e di tener conto delle trasformazioni dell’idea di locale e di appartenenza, è tutt’altro che un processo concluso ed è difficile prevedere ora la direzione in cui si orienterà la trasformazione di diritti e doveri in un contesto di crescente globalizzazione. Ciò che appare evidente è che multiculturalismo, definizione dinamica dei luoghi e cittadinanza sono esempi e campi concreti di azione sociale in cui si ridefiniscono, a volte in termini conflittuali, i rapporti tra eguaglianza e differenza, locale e globale, doveri e diritti. I processi di globalizzazione influiscono nello stabilire il frame entro cui tali ridefinizioni sono possibili evidenziando la necessità di superare un pensiero binario che costringe a scegliere obbligatoriamente e in modo definitivo per uno dei due poli. Un’attenzione alle dinamiche quotidiane entro cui tali ridefinizioni sono concretamente sperimentate, attuate e contestate consente di cogliere il modo in cui la realtà sociale viene costruita in un contesto di crescente interdipendenza globale e mette in discussione la dualità tra essenzialismo e processualismo radicale. I processi di globalizzazione rendono ancora più evidente come la realtà sociale – la differenza, lo spazio, i diritti e i doveri – sia socialmente costruita, ma rende altrettanto evidente che questa costruzione non è il semplice risultato cumulato dell’azione, delle scelte e delle preferenze individuali. I contesti – e sempre più l’interconnessione globale dei diversi contesti – incidono e vincolano ciò che è possibile costruire socialmente.

    • Mauro Antonio Fabiano

      La consapevolezza che proprio nelle “aree di confine” si possano trovare nuovi oggetti d’indagine, nuove problematiche inerenti i contesti d’azione, dovrebbe considerarsi fruttuosa per le scienze sociali, in quanto presuppone di non dover staticamente e aprioristicamente rilevare il mondo delle relazioni sociali, di natura concreta o simbolica. Queste ultime, infatti, nel nuovo territorio che si dovrebbe esplorare, sarebbero comunque rilevanti sia nell’ambito di strutture già definite, sia in quelle che si accingono a disperdersi per poi riaggregarsi utilizzando quanto già presente, abbandonandone una parte, congiungendosi con altre prima non conosciute. Questo modo di pensare porterebbe inevitabilmente a superare gli steccati disciplinari nel momento concreto delle indagini empiriche e perfino nelle costruzioni concettuali, poiché presupporrebbe la possibilità di enucleare nuovi concetti da quanto si sta esaminando. In definitiva si potrebbe affermare che è proprio nelle “aree di confine” gli scienziati sociali hanno la probabilità maggiore di capire quali elementi, quali strutture, quali caratteri e personalità, sia individuali che collettivi, sono in procinto di mutare e, quindi, cambiare il loro modo d’essere nel mondo.

    • Alessia Bellarosa

      A partire da alcuni anni è comparso nella quotidianità di tutti in maniera diffusa e ampia il concetto di bene comune. Si tratta di un concetto che fino a pochi anni fa era considerato un intellettualismo ma che nel giro di pochissimo tempo si è diffuso in modo capillare riuscendo a catalizzare aspirazioni e rivendicazioni in ambienti e contesti vari e diversificati. I beni comuni risultano quindi essere un meta-soggetto, fanno da cornice e luogo per la realizzazione e l’interpretazione delle azioni collettive, in cui ogni soggetto è collegato agli atri. La meta-comunicazione di questi soggetti si sviluppa nelle assemblee, nelle discussioni e nelle azioni di confronto tra i vari partecipanti.

    • Andrea Cavazzini - Roberta Cavicchioli

      L’impossibilità o la difficoltà di comunicare è più che un semplice fatto psicologico: essa riguarda l’incapacità di mettere in comune, e rinvia ad ostacoli più profondi e strutturali che gravano sulle relazioni umane. In quanto forme di impossibilità, o di fragilizzazione, del legame sociale, le varie fenomenologie della non-comunicazione hanno un impatto diretto tanto sul singolo che a livello collettivo, e vanno dalle patologie del quotidiano alla crisi della sfera pubblica e all’emergenza, cui dà impulso la crisi economica, di precarietà e “nuove povertà”.

    • Luigi D'Aponte

      Disgregatasi la rappresentanza politica, ridotti all'osso i diritti di cittadinanza, polverizzati gli spazi e gli eventi pubblici, smaterializzato il lavoro, destrutturati i sistemi valoriali tradizionali e atomizzata la vita sociale, al cittadino contemporaneo sembra non restare che un unico obbligo sociale: quello del curare e promuovere al meglio la sua immagine esteriore, il suo abito da scena, scegliendo fra le infinite vantaggiose opportunità offerte dal mercato. Ma esiste ancora un'altra alterazione dell'integrità strutturale e funzionale della città contemporanea sulla quale è opportuno soffermarsi, anche perché quella maggiormente percepita dalle persone: la paura dello spazio urbano.

    • Isotta Mac Fadden

      La creazione di capitale sociale - in quanto congiunto di risorse immediate o potenziali che sono legate al possesso di una rete duratura di relazioni più o meno istituzionalizzata di appartenenza a un gruppo , come insieme di agenti che non sono soltanto dotati di proprietà comuni, se no che sono uniti per lacci permanenti e utili - è un passo essenziale per la progettazione e realizzazione di una nuova realtà sociale e il superamento della riproduzione di marginalità. Fondamentale sarà, allora, favorire spazi e risorse per la creazione di Luoghi e riattivare il dialogo tra politica, giustizia sociale e pianificazione urbana. Così forse si ricompatterà la città duale, per scomporsi in infinite alternative potenziali determinate dalle scelte incondizionate e attive di cittadini che hanno pari accesso a risorse funzionali alla piena realizzazione di un Sé tra gli Altri.

    • Daniela Panariello

      Nella città multiculturale le domande di città aumentano, i vari piani che caratterizzano e che intrecciandosi costruiscono e reinventano quotidianamente gli spazi urbani si moltiplicano e si fanno sempre più portatori di nuovi bisogni e domande di città che nascono dai cittadini che vivono gli spazi urbani. Nella letteratura sociologica si parla spesso della fine e della morte degli spazi pubblici nella città postmoderna, abbandonati, svuotati del loro significato e funzioni iniziali: quella dell’incontro e della socializzazione tra persone aventi status e biografie diverse. In realtà, gli spazi pubblici delle metropoli postmoderne non sono morti, si stanno trasformando e il loro significato e senso sono in continua evoluzione. Lo spazio della città è da sempre rappresentativo della società e del periodo storico che una popolazione sta attraversando e più che mai oggi ciò è vero con i vari flussi migratori che hanno abbattuto il vecchio concetto di confine, tipico dello Stato-Nazione, costruendone uno più ampio, fluido, aperto, poroso, simbolico e applicabile ad ogni visione in scala della città. Vediamo allora come gli spazi pubblici urbani sono tuttora molto frequentati, non più dagli autoctoni ma soprattutto dai migranti li riempiono con significati nuovi attraverso processi lunghi e densi di socialità.

    • Veronica Polese

      In questi ultimi venti anni abbiamo vissuto in Italia una sempre maggiore attenzione alla violenza maschile verso le donne. Attenzione mediatica, attenzione politica, attenzione delle persone e delle comunità. La pratica di ascolto e relazione con donne in difficoltà a causa di violenza iniziata nella seconda metà degli anni ottanta è divenuta un discorso sociale sulla violenza maschile verso le donne, affermando nuovi paradigmi interpretativi e permettendo l’emersione di un problema strutturale della società, della cultura, del simbolico che ci iscrive nel mondo. Quella pratica ha determinato la possibilità di modificare un contesto che non aveva parole né rappresentazioni della violenza verso le donne, se non per la loro vittimizzazione salvifica di alcuni valori fondanti la società quale la famiglia. Il processo iniziato allora e nato nella fase finale del dibattito intorno alla nuova legge sulla violenza sessuale provava a dare una nuova risposta che aprisse lo spazio alla parola e ad un percorso di libertà femminile. Questa pratica ha accompagnato la nascita dei centri antiviolenza in Italia, con un processo creativo caratterizzato dal riconoscimento di autorità femminile nel percorso di cambiamento del reale in materia di violenza maschile verso le donne.

    • Irene Ranaldi

      Negli ultimi anni l’utilizzo degli spazi pubblici e abitativi è diventato una delle sfide più significative per le amministrazioni locali che si trovano a dover mediare tra gli interessi di soggetti pubblici e privati, associazioni e residenti per migliorare la qualità dei luoghi di vita urbani. Amministratori locali, urbanisti e organizzatori di comunità sono alcuni degli attori di queste nuove forme di cambiamento urbano che emergono dal basso, grazie ad un confronto costante con le esigenze del territorio che spinge ad una rimodulazione di spazi e strutture pubbliche ridando così nuova vita ad interi pezzi di città, spesso abbandonati o dismessi o in annosa attesa di recupero. Esperienze di questo tipo di ri-appropriazione, sia esso con la pratica dell’occupazione o dell’esito di un processo di progettazione partecipata tra cittadini e istituzioni, si susseguono sempre più spesso in Europa e negli Stati Uniti. Come può definirsi uno spazio pubblico? Può essere definito come ogni luogo di proprietà pubblica o di uso pubblico accessibile e fruibile a tutti gratuitamente e senza scopi di lucro. Gli spazi pubblici rappresentano i luoghi della vita collettiva delle comunità e un elemento decisivo per il benessere individuale e sociale in quanto dotati di specifiche caratteristiche spaziali, storiche, ambientali, sociali ed economiche. Lo spazio è una condizione perché le modalità spaziali di esperienza in qualche modo indirizzano il configurarsi delle forme sociali, ma assume un significato sociologico in quanto simbolo della relazione sociale. Riappropriarsi in qualche modo di questo simbolo, declinandone gli esiti in forme differenti di partecipazione, può significare liberare luoghi della mente e dell’espressività.

    • Sergio Straface

      Consacrare uno spazio, allora, un’abitazione, un corpo, il corpo persona e personificato potrebbe generare quella connessione sistemica che disabit(u)a… Questo è forse uno dei motivi per cui è spesso così difficile imparare le lingue. E allora, l’unità sistemica, quella nuova, che genera significati vivi, potrebbe essere possibile con-sé-crandosi all’unità stessa ricordando quella lingua connettiva e correttiva, sistemica, che riconnette il sé al proprio corpo, lo stesso corpo che non dimentica e che si esprime in gesti e toni di voce. Forse. Per una antropologia degli spazi… persona.



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    M@gm@ ISSN 1721-9809
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