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    LO SPORT NELLE SCIENZE SOCIALI: DA CHIMERA A REALTÀ

    Marco Pasini
    (a cura di)

    M@gm@ vol.11 n.1 Gennaio-Aprile 2013

    • Editoriale

      Marco Pasini

      Lo sport per la sua trama profonda, le implicazioni che cristallizza, le emozioni che condensa, è fonte di interpretazione e osservatorio straordinariamente ricco per la ricerca sociale. L'obiettivo di questo numero della rivista, grazie ai contributi qualificati, trasversali, multidisciplinari ed empirici, è proprio quello di affrontare le questioni fondamentali sopra indicate attraverso differenti percorsi di senso e approcci teorico-metodologici specifici.

    • Rosario De Iulio

      Le finalità del presente saggio si possono sintetizzare in due differenti punti, ma strettamente legati tra di loro. Il primo è quello di illustrare, seppur brevemente, l’insieme delle teorie che hanno portato all’origine e alla affermazione della geografia dello sport, mentre il secondo cercherà di tracciare seppur a grandi linee, le emergenti linee di ricerca nell’ottica del complesso rapporto tra spazio e società. In tal modo si offriranno alcuni spunti di riflessione e nuove chiavi di lettura sul poliedrica relazione tra attività sportiva, intesa come fenomeno socio-culturale, e spazio/territorio, ormai sempre più centrale nelle più recenti politiche di pianificazione territoriale, considerando anche dell’attuale fase di deindustrializzazione che investe i nostri centri urbani.

    • Simone Digennaro

      Il lavoro intende analizzare il ruolo delle reti associative nei processi d’integrazione delle comunità dei migranti che, in maniera sempre più marcata, alimentano un intenso flusso d’immigrazione diffusosi su tutto il territorio italiano. Nel farlo si avvarrà dei dati provenienti dal progetto «Diritti in Campo: Sport per tutti in una società multiculturale» condotto nel biennio 2011-2012 dall’Unione Italiana Sportpertutti (UISP) nell’ambito dei finanziamenti stanziati dalla legge 383 del 2000. L’associazionismo sportivo è stato utilizzato come punto di riferimento di strategie e politiche atte a promuovere processi d’inserimento dei migranti all’interno della comunità di accoglienza e a superare le barriere che impediscono il concretizzarsi di una società capace di saper dialogare e di essere in grado di accogliere la diversità culturale.

    • Sara Ferrari

      Scopo di questo articolo sarà la creazione di un ambito di discorso su come gli Stati-Nazione utilizzino la forza retorica dell’immagine iconografica attinta da quella parte del mondo culturale rappresentata dal calcio. Il modo migliore per trattarne mi sembra la breve articolazione di diversi case studies Il primo riguarda la manipolazione del calcio durante il fascismo italiano e durante la vittoria nel Mondiale 2006 oltre al ruolo simbolico assunto dall’architettura di nuovi stadi nella messa in atto di quell’ identità nazionale includente l’idea della “purezza della razza italica”, progetto che appariva complicarsi nelle eterogenee dimensioni locali, paradossalmente esplicitate attraverso il calcio stesso. Altri casi riguardano rappresentazioni e usi che, in diversi periodi storico-politici, si sono legati alla Nazionale francese, culminati con l’elogio della Francia “multirazziale”, vincitrice dei campionati del mondo nel 1998 e il ruolo dei gruppi organizzati di tifosi nella dissoluzione della ex-Jugoslavia. Concludo con il caso dei Mondiali di calcio in Sudafrica nel 2010, un contesto dove lo sport e la sua etnicizzazione hanno rappresentato durante l’apartheid la diversità e successivamente un tentativo politico di unità attraverso l’icona delle squadre sportive nazionali.

    • Luca Gasbarro

      La poliedricità e la fertilità scientifica del fenomeno sportivo ormai è cosa nota. Anche in Italia, negli ultimi anni, sono stati sviluppati numerosi studi sullo sport. A tal proposito risulta rilevante l’attività di ricerca svolta nell’Università degli Studi di Teramo dal così definito “laboratorio atriano” . Vale a dire il centro di studi sito nella sede distaccata dell’Ateneo teramano della città di Atri. All’interno di tale “laboratorio”, fin dall’inizio delle sue attività, la riflessione filosofica intorno allo sport si è andata ritagliando un significativo spazio. Non sono, tuttavia, da negare le problematicità riscontrate nel far emergere un tale tentativo speculativo. Le difficoltà possono essere rintracciate nell’impostazione metodologica scelta dalle più generali “scienze dello sport”. In particolare, ad esempio, quando queste si sono trovate a rispondere circa la “vera natura” dello fenomeno sportivo.

    • William Gasparini

      Storicamente, la Francia è una terra d’immigrazione già a partire dal XIX secolo, periodo in cui lo sport moderno si è sviluppato. Progressivamente, i migranti e i loro discendenti si sono mescolati nello “creuset français” anche attraverso il contributo che lo sport ha dato all’integrazione sociale di numerosi sportivi migranti. Lo sport (e più particolarmente il calcio) si presenta dunque come un terreno di studio particolarmente interessante sia sull’ambito delle espressioni di identità che sulle nuove forme del “vivere insieme”. L’articolo propone di mettere questi aspetti alla prova dei fatti analizzando la pratica sportiva dei migranti turchi, l’ultima grande onda di migranti in Francia e prima comunità di migranti in Europa. I dati empirici raccolti nell’ambito dei club turchi nella regione d’Alsazia (nord-est della Francia) mostrano la presenza, chiara, di un raggruppamento comunitario che pone una serie di domande: tali raggruppamenti esistono poiché costretti o derivano da una scelta fatta in senso militante ? Da questo punto di vista, in che modo lo sport permette la loro coesione e la loro integrazione sociale ? Al di là della sola “identità turca” verrà dimostrato che l’esistenza di un club “turco” nell’ambito della società di accoglienza e la partecipazione sportiva a livello comunitario sono legati a dei fattori sociali e politici. Nel mettere in luce le cause sociali dei raggruppamenti sportivi, l’articolo intende inoltre superare l’opposizione classica tra la socializzazione comunitaria e la socializzazione societaria.

    • Sabrina Granata

      L’obiettivo del presente saggio è passare al vaglio l’ipotesi secondo la quale sia possibile sostenere che l’associazionismo sportivo costituito dai migranti o per i migranti, possa costituire una forma di interazione per promuovere, controllare e/o prevenire cambiamenti sociali e culturali. Attraverso i risultati di un’analisi comparativa tra le associazioni sportive di migranti in due metropoli europee , Roma e Madrid, si metterà alla prova l’ipotesi che pone in stretta connessione associazioni sportive ed integrazione degli immigrati, tentando di offrire una panoramica dalle innumerevoli sfaccettature sul tema dell’associazionismo sportivo dei migranti.

    • Emanuele Isidori

      Lo scopo del presente articolo è quello di procedere, utilizzando un approccio filosofico decostruzionista, ad una disamina dello sport come oggetto filosofico, mostrandone le contraddizioni interne, i paradossi e le aporie che lo caratterizzano in quanto concetto educativo-culturale e fenomeno sociale. L’analisi si svilupperà riflettendo su tre temi tipici del dibattito decostruzionista: quello del phármakon, dell’identità e dell’ospitalità, tema quest’ultimo tipico anche del pensiero debole che presenta forti interconnessioni con il pensiero decostruzionista e postmoderno. Lo studio, che utilizzerà il tipico approccio teoretico-prassico della filosofia dell’educazione, evidenzierà sia i meccanismi concettuali che talvolta impediscono allo sport di essere pensato come pratica realmente educativa ed in grado di generare l’inclusione sociale, sia quelli che invece ne permettono la teorizzazione e l’implementazione in questa prospettiva. Lo studio si concluderà mostrando come per concepire realmente lo sport nella prospettiva di un autentico strumento educativo e di miglioramento della vita sociale sia necessaria una vera e propria rivoluzione etica e culturale della nostra società. Lo sport, infatti, in quanto sottosistema della società, rappresenta lo specchio dei valori di quest’ultima e non solo ne incarna i difetti, le contraddizioni ma anche le sue buone prassi. Questa rivoluzione deve necessariamente passare attraverso l’educazione; soltanto così, infatti, sarà possibile costruire quella società nuova, fondata sulla paidéia sportiva, che De Coubertin sognava per l’umanità futura.

    • Serena Naim

      Questa ricerca mira a indagare le strategie di gestione delle “anomalie” di genere in contesti di forte segregazione tra i sessi. In particolare, il tema che ci interessa trattare in queste pagine riguarda il modo in cui il mondo sportivo affronta, sia in termini tecnico-scientifici sia in termini narrativi, i casi di atlete che, per caratteristiche fisiche di vario tipo, non rientrano negli standard pensati per chi compete nelle categorie femminili. Cercheremo di capire in che modo l'approccio narrativo si intreccia a quello tecnico-scientifico, e quali saranno le possibili soluzioni al problema. Lo sport si rivela in questo senso un terreno estremamente favorevole allo svolgimento di questa ricerca, per tre caratteristiche particolari: in primo luogo, come dicevamo, vige una stretta separazione tra uomini e donne; in secondo luogo, è oggetto di grande interesse mediatico e dunque di una florida produzione narrativa; infine, è un ambito fortemente medicalizzato, sia per questioni di salute psico-fisica degli atleti, sia per questioni di controllo del doping.

    • Marco Pasini

      Tale progetto di ricerca, della durata di 12 mesi (da luglio 2010 a luglio 2011) e commissionato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali , intende ricostruire il tessuto sociale di 400 giovani delle scuole secondarie di I e II livello de L’Aquila e provincia attraverso lo sport. Tessuto sociale leso e sfaldato in seguito all’evento sismico che il 6 aprile 2009 colpì il capoluogo abruzzese, in cui oltre all’improvvisa e immediata perdita di tutti i beni materiali sono venuti meno anche i canali di socializzazione primari e secondari. Una quotidianità da ricostruire anche e soprattutto attraverso il concetto di attività sportiva volta, in questo caso più che mai, alla realizzazione di cittadinanza, partecipazione, formazione umana, integrazione e coesione sociale. Con particolare attenzione agli sport di squadra che permettono uno sviluppo affettivo, cognitivo, relazionale e una maggiore comprensione/costruzione della propria personalità. Dunque lo sport come strumento principe per l’inclusione sociale, in quanto gioco che esalta l’armonia e le dinamiche di cooperazione. Lo sport, in generale, va considerato un fatto sociale; è un fenomeno sociale, un sistema culturale - che agisce tra comunicazione, economia e politica - e si presenta come una costruzione sociale. Costruzione generata da significati e rappresentazioni collettive.

    • Eugenia Porro

      La pratica sportiva femminile nell'Italia postbellica appare per alcuni versi un oggetto misterioso, collocandosi all'interno di quelli che fino a qualche anno fa venivano considerati due sotto-universi della sociologia: la sociologia dello sport e la sociologia di genere. È dunque importante analizzare l'evoluzione della pratica sportiva al femminile tenendo conto di variabili diverse sul piano socio-culturale e facendo altresì riferimento al patrimonio statistico di cui si dispone. In questo senso, per una più corretta analisi del fenomeno, si è scelto di differenziare il sistema della prestazione assoluta da quello della prestazione relativa. In tal modo, vengono poste in luce le dinamiche che interessano le politiche di genere, come la rivendicazione di diritti o di riforme sociali che diano impulso alla diffusione della pratica femminile. Insieme, si concentra l’analisi su fenomeni particolarmente rilevanti per il settore sportivo in generale quali la mediatizzazione e la politicizzazione.



    Collana Quaderni M@GM@


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    M@gm@ ISSN 1721-9809
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