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    Barbara Poggio - Orazio Maria Valastro (sous la direction de)

    M@gm@ vol.10 n.1 Janvier-Avril 2012

    LE SEQUENZE NARRATIVE NEI DISCORSI POLITICI: LA PRESENTAZIONE DI SÉ


    Ramona Bongelli

    ramona.bongelli@unimc.it
    Ricercatrice confermata di Psicologia Generale presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Macerata, dove insegna Psicologia della Comunicazione. Tra i suoi principali interessi di ricerca, lo studio della comunicazione verbale (nelle forme sia orali che scritte).

    Ilaria Riccioni

    i.riccioni@unimc.it
    Ricercatrice confermata di Psicologia Generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Macerata, dove insegna Psicologia della Comunicazione. La sua attività di ricerca riguarda, in particolare, l’analisi pragma-linguistica delle conversazioni naturali e dei testi scritti.

    Luciana Viggiano

    lucianaviggiano@interfree.it
    Dottoranda in Psicologia dei processi cognitivi e comunicativi presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Macerata. Il suo progetto di ricerca riguarda lo studio degli aspetti epistemici e narrativi presenti nei discorsi mediatici di tipo politico.

    Silvia Lo Bue

    silvia.lobue@virgilio.it
    Dottoranda in Psicologia dei processi cognitivi e comunicativi presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Macerata. La sua attività di ricerca riguarda, in particolare, la comunicazione del Social Support all’interno delle conversazioni quotidiane spontanee.

    Andrzej Zuczkowski

    zuko@unimc.it
    Professore ordinario di Psicologia Generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Macerata, dove dirige il Centro di Ricerca in Psicologia della Comunicazione. Attualmente, i suoi interessi di ricerca si concentrano sui rapporti tra linguaggio e processi percettivo-cognitivi, in particolare, sugli atteggiamenti epistemici dei parlanti nei confronti delle informazioni comunicate.

    1. Introduzione

    Nel nostro Paese, come in molte altre democrazie occidentali, la comunicazione politica ha subito negli ultimi decenni un processo di crescente “mediatizzazione” (Fairclough, 1989, 1995): uscita dai “luoghi” tradizionalmente deputati al suo svolgersi, essa è giunta ad occupare, in modo pervasivo, ampi spazi di intrattenimento televisivo (Postman 1985).

    Tale trasformazione non poteva non accompagnarsi a radicali modificazioni nel modo di ‘comunicare’ la politica (Mazzoleni 1998; Mazzoleni & Schulz 2001; Fetzer & Weizman 2006; Johansson 2006, 2008; Fetzer & Johansson 2007; Campus, Pasquino & Vaccari 2008, Mazzoleni & Sfardini 2009; Campus 2010), a livello sia formale che di contenuto.

    Da un lato, l’esemplificazione retorica, l’uso di uno stile colloquiale, il ricorso a format analoghi a quelli impiegati in contesti di intrattenimento televisivo hanno preso il posto di una retorica specialistica e di uno stile maggiormente forbito (Wodak 2009); dall’altro, l’esaltazione di sé (Van Dijk 2005) e la rivelazione di informazioni private e personali (Schütz 1997) hanno soppiantato, in numerosi contesti, la narrazione di fatti pubblici. Nonostante il parlare di sé (self-presentation), il riferire notizie confidenziali (self-disclosure), come pure il sostenere una opinione personale, rappresentino potenziali minacce per la propria faccia sociale (Fetzer & Johansson 2007), la notorietà (Wodak 2009) e l’apprezzamento, che il pubblico conferisce a chi ricorre a tali contenuti, hanno probabilmente contribuito a rendere costanti queste informazioni in numerosi script comunicativi di tipo politico (Edelman 1985; Sarcinelli 1986, 1987). Le persone che fanno rivelazioni su di sé sono generalmente percepite come più amichevoli, aperte, degne di fiducia (Collins & Miller 1994) e, dunque, da votare.

    Per avere successo, ossia per guadagnare celebrità e consenso, vengono allora di frequente messe in campo la simpatia, lo humour, l’autoironia [1], nonché i riferimenti a valori popolari quali la famiglia, la patria, la libertà o la religione (Nimmo & Savage 1976; Osborn 1976; Schütz 1993; Benedetti 1994).

    Relativamente al contesto italiano, a fronte di un proliferare di pubblicazioni (in ambito linguistico, sociologico, retorico ecc.) su tematiche connesse specificamente con le modalità persuasive messe in atto dagli oratori (specie dai leader delle maggioranze), la ricerca bibliografica ha mostrato (contrariamente a quelle che sono le tendenze internazionali) una scarsità di studi specifici sulla self-presentation e sulla self-disclosure, sia di tipo sperimentale, sia basati sull’analisi di corpora linguistici.

    Il presente contributo è volto, pertanto, a individuare, mediante un’analisi qualitativa, le sequenze di self-presentation e di self-disclosure presenti in un corpus di 18 interventi mediatici (10 discorsi e 8 interviste) dell’ex Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e, dunque, a sistematizzare alcune riflessioni sul tema presenti in modo non organico nei numerosi studi che hanno come oggetto d’indagine la retorica berlusconiana.

    La scelta del corpus si lega:
    - da un lato, al riconoscimento che la sua ‘discesa in campo’ abbia coinciso con l’avvio del processo di mediatizzazione della politica nel nostro Paese [2];
    - dall’altro, alla possibilità di porre le condizioni per effettuare, in un prossimo futuro, comparazioni con studi analoghi sui discorsi di Primi Ministri e Capi di Stato di altri Paesi occidentali.

    2. La mediatizzazione della politica

    L’analisi delle strategie retoriche e argomentative utilizzate dai politici a fini persuasivi costituisce da sempre uno dei principali oggetti di interesse degli studiosi di comunicazione politica. Scrive a proposito Duranti (2006, p. 467) che “At least since Aristotle and continuing through the Roman tradition represented by Cicero all the way to contemporary authors, the language of politics has been presented and studied in terms of its ability to persuade an audience”.

    Poiché il linguaggio (sia genericamente inteso, sia considerato nelle sue multiformi versioni specialistiche) muta e si adatta ai cambiamenti storici, sociali e culturali (Halliday 1978), non possiamo non ritenere il processo di mediatizzazione della politica uno dei principali artefici dei contemporanei cambiamenti nelle modalità linguistico-comunicative adottate dai politici al fine di ottenere e mantenere il consenso elettorale o ottenere e mantenere il potere (Wodak 2009).

    Tale processo di mediatizzazione della politica ha infatti, da un lato, aumentato la visibilità dei suoi protagonisti [3] e reso possibile l’accesso da parte del pubblico a un numero crescente di situazioni discorsive (Schütz 1995; Santulli 2005; Stanyer 2007; Johansson 2008), dall’altro, imposto a queste ultime proprie e specifiche regole di comunicazione [4].

    Relativamente al contesto italiano, a rendere Silvio Berlusconi l’uomo politico che, da un ventennio, catalizza l’interesse di numerosi studiosi di comunicazione politica hanno contribuito, non solo le numerose e strategiche comparse mediatiche [5], ma anche altri fattori, tra i quali:
    - l’utilizzo di un modo di comunicare nuovo, che scardina il politichese (Fedel 2003; Benedetti 2004) a favore di un registro medio comprensibile da tutte le fasce sociali (Antelmi & Santulli 2002) e che verosimilmente si presenta come maggiormente consono ai nuovi contesti mediatici,
    - il ricorso, non raro, alla spettacolarizzazione degli eventi politici e privati (Calise 2005; Santulli 2005; Mancini 2008), come pure
    - l’uso pervasivo della personalizzazione, ossia dell’enfasi posta (specie in campagna elettorale, ma non solo) sul leader, piuttosto che sul partito e sulla ideologia che lo stesso rappresenta.

    Nei paragrafi successivi cercheremo di chiarire alcuni degli aspetti poc’anzi elencati, focalizzando la nostra attenzione sulla personalizzazione.

    2.1 La fine del politichese

    Dalla revisione della letteratura che ha preso in esame la retorica berlusconiana, emergono, tra le strategie comunicative usate più di frequente:
    - il tono colloquiale (Benedetti 2004), funzionale a stabilire legami emotivi con il proprio pubblico, facendo anche frequente ricorso al dialogismo (ossia all’uso di domande, retoriche e non, a cui egli stesso dà risposta o che indirizza all’uditorio) (Campus 2010);
    - una costruzione discorsiva semplice, che procede per blocchi ricorsivi di argomenti (Benedetti 2004) e che prevede uno snodarsi analogo a quello delle narrazioni: l’eroe-protagonista (buono) risolve una situazione complicata, sconfiggendo i nemici. La risoluzione viene a volte presentata come realizzata, a volte, come semplicemente prefigurata [6];
    - la paratassi (le frasi sono generalmente brevi, ci sono pochissime subordinate e pochi distinguo e parentesi) e frequenti ripetizioni di termini, con la probabile intenzione di facilitare la comprensione e la memorizzazione dei concetti [7];
    - un ridotto utilizzo di marcatori epistemici lessicali (ad esempio, forse, probabilmente, secondo me ecc.) e di verbi cognitivi (ad esempio, penso, ritengo ecc.) che veicolano incertezza, a fronte di un cospicuo utilizzo di frasi dichiarative all’indicativo presente, passato e futuro (senza indicatori epistemici lessicali) che comunicano certezza (Bongelli & Zuczkowski 2008; Riccioni et. al. forthcoming; Bongelli et. al. submitted);
    - un abile impiego di figure retoriche tra cui la metafora, l’ironia (come pure l’autoironia) e il climax.

    Sul versante dei contenuti, oltre alla scelta di argomenti connotati emotivamente [8] e legati a valori popolari condivisi (la famiglia, la religione, la patria ecc.), sono temi frequenti nell’oratoria berlusconiana, come ricorda Fedel (2003):
    - la simbolizzazione del nemico (che incarna ruoli differenti, sempre tuttavia negativamente connotati: il nemico è antiliberale, statalista, politicizzato ecc.) [9] e della minaccia (la sinistra diventa lo spauracchio per eccellenza, l’oggetto da cui fuggire);
    - il ricorso alla riduzione dicotomica della realtà, cioè a definizioni polarizzate mediante le quali gli oggetti del discorso vengono collocati in due categorie contrarie e mutuamente escludentisi (buoni vs. cattivi, bene vs. male, vero vs. falso ecc.);
    - l’uso dell’argomento di autorità: la competenza e il successo mostrati in campo imprenditoriale vengono utilizzati da Berlusconi come garanzia della competenza e del successo politici [10].

    2.2 La spettacolarizzazione

    Con il termine spettacolarizzazione ci si riferisce genericamente all’amplificazione mediatica di un evento pubblico o privato.

    Relativamente al contesto politico, tale espressione sta ad indicare la rappresentazione a mo’ di show di un fatto che concerne o una questione politico-istituzionale in senso ampio o la vita privata e/o istituzionale di un politico.

    L’uso strategico di tale tecnica è stato, secondo l’opinione di Campus (2010), una delle ragioni dell’alto consenso ottenuto da Berlusconi nelle ultime campagne elettorali. L’autrice, a tale proposito, ricorda, tra altri esempi, la sottoscrizione nel 2001, durante la trasmissione televisiva Porta a Porta, di quello che lo stesso Premier definì il Contratto con gli Italiani. In quell’occasione, non solo l’impegno programmatico venne spettacolarizzato nella forma della stipula di un accordo (finzionale), ma la firma in calce a quest’ultimo portava il nome di Silvio Berlusconi e non del partito di cui era ed è portavoce.

    Generalmente, come in questo caso, la spettacolarizzazione di un evento politico o di un fatto che riguarda la vita pubblica o privata di un politico si lega, dunque, indissolubilmente al processo di personalizzazione (cfr. § 2.3).

    Riferendosi a Berlusconi, Campus (2010, p. 228) scrive che “his peculiar strategy has been to set the media agenda through the constructional of a sequel of spectacular events in which he always plays the role of the leading actor” [11].

    2.3 Dall’ideologia di partito alla figura del leader: la personificazione della politica

    Come anticipato, con l’espressione personalizzazione della politica ci si riferisce a quel fenomeno, tipico delle democrazie occidentali, di crescente attenzione nei confronti della persona [12] del politico (piuttosto che nei riguardi del programma e dell’ ideologia di cui è portavoce per il gruppo che rappresenta e/o guida). Tale processo si è sviluppato, probabilmente, in virtù del convergere di molteplici interessi [13]:
    - da un lato, quelli degli elettori che, secondo i risultati di numerose ricerche di carattere perlopiù sperimentale, tenderebbero ad assegnare maggiore credibilità e consenso a coloro che parlano di sé, mostrandosi “emotionally closer to, and more like, ordinary people” (Langer 2010, p. 61);
    - dall’altro, quelli dei politici, consapevoli che, sebbene le rivelazioni di sé comportino alcuni rischi (Schütz 1998a), sono tuttavia considerate “a prerequisite of political and electoral success and a key marker of contemporary leadership” (Langer 2010, p. 61). Già negli anni Settanta, Sennett (1974) notava come il parlare di sé, specie in periodo di campagna elettorale, fosse una strategia ampiamente utilizzata dai politici con il probabile intento, da un lato, di minimizzare le distanze tra sé e l’elettorato e, dall’altro, di distogliere i cittadini da questioni concernenti l’ambito più strettamente politico. Ovviamente, tale fenomeno si è amplificato allorquando le campagne elettorali hanno iniziato ad essere giocate sul terreno mediatico (Lang & Lang 1961, 1968, 1984; Fibiger 1981; Bock 1982) e l’esaltazione di sé è divenuta un carattere dominante della comunicazione politica (Edelman 1985; Sarcinelli 1986, 1987);
    - infine, ma non da ultimi, quelli dei media che “tend not only to focus on leaders and their personalities but also to emphasize human stories and personal narratives to make political coverage more appealing” (Langer 2010, p. 61).

    2.3.1 Self-presentation e self-disclosure

    La presentazione di sé (self-presentation) e la narrazione di fatti concernenti la propria vita privata (self-disclosure) sono diventati dunque oggetti di interesse pubblico (Johansson 2008) e tratti comuni e accettati nei discorsi politici (Langer 2010).
    Prima di presentare i dati della nostra ricerca, definiamo sinteticamente i concetti di self-presentation e di self-disclosure.

    Nell’ambito degli studi socio-cognitivi, con il termine self-presentation si fa genericamente riferimento al complesso delle strategie, primariamente verbali, usate dagli individui per veicolare, nel corso delle interazioni sociali [14], specifiche immagini di sé (Schlenker 1980; Gilbert & Cambon 2003). Il concetto di self-presentation mostra dunque chiare analogie con quelli di self e di face descritti da Goffman (1959, 1967).

    Sebbene le autopresentazioni siano elementi comuni a numerosi script comunicativi (si pensi, solo per fare un esempio, alle interazioni amicali o a quelle lavorative), in alcuni di essi – tra cui anche gli script politici – assumono particolare rilievo, poiché utilizzate al fine di aumentare il proprio potere personale (Pontari & Schlenker 2000).

    I politici generalmente sembrano “more aware of their own self-presentation” (Schütz 1998b, p. 611) e, di conseguenza, più abili di altri nello scegliere l’immagine o le immagini di sé socialmente più adeguata/e al perseguimento dei propri obiettivi.

    Con il termine self-disclosure si fa invece riferimento alla narrazione ad altri significativi, o con i quali si intende stabilire una relazione (Jones & Archer, 1976; Archer & Cook, 1986), di aspetti strettamente privati della propria esistenza.

    In ambito politico, tale locuzione viene impiegata a designare narrazioni di contenuto intimo, privato, rivolte dall’oratore a un pubblico eterogeneo di uditori con cui non intrattiene, di norma, rapporti di natura personale, ma con i quali intende – almeno in modo finzionale – costruirne [15] avendo specifici intenti persuasivi, che esulano dal semplice parlare di sé fine a se stesso.

    Nelle situazioni concrete, i concetti di self-presentation e di self-disclosure sono strettamente connessi: anche quando chi parla attribuisce a sé connotati, caratteristiche di personalità stabili, costitutivi, spesso necessita di collocarle temporalmente all’interno di una storia. Come vedremo dai frammenti a seguire, anche Berlusconi, nel parlare di sé, ricorre a frequenti contestualizzazioni.

    Se gli obiettivi della self-presentation e della self-disclosure sono dunque, in ambito politico, quelli di aumentare la propria credibilità, ridurre le distanze dall’elettorato, creare più in generale una impressione positiva di se stessi in grado di far guadagnare voti, non è sufficiente limitarsi a svelare in modo indifferenziato immagini di sé o eventi della propria vita privata, al contrario è necessario puntare sugli aspetti che si ritiene saranno più apprezzati dagli elettori [16].

    Tra questi, sul versante della self-presentation, alcuni studiosi citano:
    - la simpatia, la competenza e l’affidabilità (Jones & Pittman 1982);
    - l’incarnazione di valori morali socialmente condivisi (Schütz 1995) [17];
    - la coerenza esistenziale, ossia la presentazione di una immagine di sé temporalmente costante e non contraddittoria (Duranti 2006; Johansson 2008).

    Sul versante della self-disclosure, sarebbe invece la narrazione di esperienze positivamente connotate ad essere preferita alla narrazione di eventi negativi che riguardano la propria esistenza (Vartabedian & Burger 1994; Burger & Vartabedian 1985).

    3. La ricerca

    3.1 Metodo

    Corpus

    Il nostro corpus si compone di 18 interventi mediatici dell’ex Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi riferentisi alla sua terza legislatura, cioè al periodo compreso tra il 2008 e il 2011. Nello specifico, i 18 interventi sono costituiti da:
    - 10 discorsi (1 comizio elettorale, 1 intervento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1 intervento al Partito Popolare Europeo, 1 conferenza stampa e 6 video messaggi [18]) e
    - 8 interviste (rilasciate a emittenti televisive nazionali e internazionali).

    La durata complessiva delle videoregistrazioni è di 3h 25’ 8''.

    Procedura di analisi

    I discorsi sono stati trascritti secondo una versione semplificata del sistema convenzionale Jefferson (1983, 1985, 2004). L’analisi qualitativa, condotta dai 5 autori, ha riguardato in primis l’individuazione dei contenuti e delle strategie comunicative utilizzate da Berlusconi nelle sequenze di self-presentation e di self-disclosure e secondariamente l’organizzazione dei riferimenti a tali argomenti presenti in modo non strutturato in ricerche che hanno come oggetto d’indagine la comunicazione dell’ex Premier.

    4. Risultati

    L’analisi, in analogia con i risultati emersi da due nostri precedenti studi sulla comunicazione politica italiana (Riccioni et. al. forthcoming; Bongelli et. al. submitted), ha mostrato un uso pressoché esclusivo da parte del Premier di strutture sintattiche dichiarative all’indicativo presente, passato e futuro, funzionali alla comunicazione della certezza; sono quasi del tutto assenti gli indicatori linguistici di incertezza, sia lessicali (come ad esempio credo, ritengo, probabilmente ecc.), sia morfosintattici (ad esempio i modi congiuntivo e condizionale).

    In altre parole possiamo dire che, se gli interventi di Berlusconi appaiono in generale caratterizzati da uno stile in cui predomina la comunicazione di certezza, non fanno eccezione le sequenze di self-presentation e di self-disclosure.

    Dal punto di vista dei contenuti, le immagini di sé comunicate sono tutte positivamente connotate. Le abbiamo suddivise in nove categorie, alle quali abbiamo assegnato le seguenti etichette: ottimista; simpatico; generoso; tombeur de femmes; amico dei giovani; figlio e padre devoto; invincibile; operoso; ingiustamente perseguitato. Non sono presenti immagini negative né nei contenuti (anche quando Berlusconi descrive i propri “difetti”, ne parla nei termini di un eccesso di qualità positive: sono troppo generoso, troppo buono ecc.), né nella forma: Berlusconi non usa mai l’avverbio non [19].

    Tali qualità sembrano essere ‘costitutive’ (Galli 1974) della persona (non situazionali, ma intrinseche e temporalmente costanti) e per la maggior parte di tipo ‘relazionale’ (la definizione di sé passa attraverso le relazioni che si intrattengono con gli altri).

    Queste caratteristiche valgono anche per le sequenze di self-disclosure, che comunque sono numericamente inferiori a quelle di self-presentation. Presentiamo ora esempi di entrambe le tipologie.

    5.1 La self-presentation

    5.1.1 Le forme pronominali e nominali

    Analizzando i discorsi del nostro corpus, salta immediatamente all’attenzione un uso plurimo di forme pronominali e nominali impiegate da Silvio Berlusconi come autoreferenziali. L’ex Premier parla infatti di sé utilizzando:
    - principalmente la prima persona singolare (io), in modo sia esplicito che implicito;
    - secondariamente la terza persona singolare, mediante alcune locuzioni co-referenti:
    - “Il Presidente del Consiglio”, che dà luogo a una totale identificazione del sé con il ruolo politico ricoperto: “Il presidente del Consiglio, cioè il sottoscritto è al sessantatré per cento di apprezzamento da parte dei suoi concittadini” (dall’intervista del TG4 a Silvio Berlusconi, 3 luglio 2010);
    - “Il signor Silvio Berlusconi”, espressione utilizzata ironicamente: “coloro che credevano in me, oggi, sono ancora più convinti di quello che stiamo facendo, e soprattutto si dicono «Mammamia, ma dove troviamo uno, che è forte e duro con le palle, come il signor Silvio Berlusconi»” (dal discorso di Silvio Berlusconi al Partito Popolare Europeo, Bonn, 10 dicembre 2009);
    - “Il Governo”, nel momento in cui Berlusconi stabilisce una completa identità tra il suo operato e l’operato del Governo: “Comunque io resto sereno, state sereni anche voi perché la verità vince sempre. Il Governo continuerà a lavorare” (dal video messaggio del 19 gennaio 2011: Il Parlamento conferma la fiducia a me e al Governo). “E’ pronta anche la riforma della giustizia, la approveremo nel primo Consiglio dei Ministri dopo il voto del 14 dicembre, dal quale voto sono certo che il Governo riceverà una rinnovata fiducia” (dal video messaggio del 11 dicembre 2010: Difendi il tuo voto. Sostieni il Governo);

    ma anche

    - la prima persona plurale:
    - talvolta nella forma di un noi che appare inclusivo di sé e dell’uditorio (o almeno che lascia all’uditorio lo spazio di inclusività) : Noi che siamo “l’Italia umile”; “il popolo della libertà”; “un grande movimento”; “un grande partito riformatore”; “la gente del fare”. L’identificazione di sé come membro di una specifica collettività, vale a dire l’insieme dei suoi uditori e sostenitori, pare funzionale alla creazione di un senso di appartenenza esclusivo (generato per contrarietà implicita rispetto all’altro, a ciò che è esterno al noi e che non è umile, liberale, riformatore, operoso);
    - talvolta nella forma di un noi che sembra esclusivo dell’uditorio e riferentisi esclusivamente all’attività di Governo.

    Relativamente alle concordanze di tali forme linguistiche con specifici contenuti, abbiamo notato chiare relazioni. Nello specifico, quando Berlusconi ricorre all’io, lo fa, in primis, per parlare di caratteristiche private, di aspetti relativi al suo sé non istituzionale (che investono anche aspetti di vita pubblica); quando ricorre al noi (nella forma sia inclusiva che esclusiva dell’uditorio) e al Governo, lo fa primariamente per parlare della sua operosità politica; infine, quando ricorre a Presidente del Consiglio, lo fa sostanzialmente per descrivere quelle che definisce ingiuste persecuzioni nei confronti della carica istituzionale rivestita.

    Ciò che emerge da questo uso plurimo di forme linguistiche utilizzate per parlare di sé è la costante commistione tra aspetti pubblici e privati. Il nucleo politico (il Presidente del Consiglio, il Governo), in altri termini, sconfina in quello privato (io).

    Anche quando il discorso attiene direttamente alla sfera pubblica-politica, spesso emergono nei discorsi del Premier riferimenti alla dimensione privata-personale, ossia i contenuti politici si combinano di frequente con la somministrazione di frammenti autobiografici, con l’espressione dei propri sentimenti, desideri ecc., e con auto-definizioni.

    Tale commistione tra pubblico e privato pare essere, nel contemporaneo scenario politico italiano, una prerogativa esclusiva di Berlusconi che non caratterizza allo stesso modo alcun altro leader di partito.

    5.1.2 Le immagini di sé

    Dopo aver parlato delle differenti forme linguistiche usate da Berlusconi nelle sequenze di autopresentazione, focalizziamo ora la nostra attenzione esclusivamente sull’io e sulle immagini di sé ad esso connesse.

    Presentiamo di seguito alcuni frammenti, tratti dal nostro corpus, in cui compaiono le differenti immagini che compongono la figura d’insieme di Berlusconi, suddivise in nove categorie.

    L’ottimista

    Una delle qualità che il Premier riconosce a sé, come costitutiva del proprio essere, è indubbiamente l’ottimismo. Non lega tale qualità soltanto a specifiche situazioni, ma la definisce, come riporta il frammento a seguire, una disposizione normale, ossia consueta e peculiare del suo modo di essere:

    (…) all’una e mezzo mi portano i giornali della mattina dopo, li leggo (.), divento subito di cattivo umore mi arrabbio però poi vado a letto, dormo quattro o cinque ore ,e alla mattina ritorno fuori fresco come un fiore e con il mio normale ottimismo. (Dall’intervista di Giorgia Meloni, Atreju [21], 12 settembre 2010)

    Il simpatico

    Nelle presentazioni di sé l’ottimismo, che si riconosce come caratteristica di personalità, si lega alla capacità di “portare” allegria ed entusiasmo in contesti relazionali:

    Io intanto le ho detto prima sono allegro, sono ottimista,(…) sono giocoso anche nelle grandi riunioni internazionali come il G8 eccetera. Porto allegria, ottimismo nel gruppo soprattutto quando il gruppo è preso da situazioni angoscianti o di tristezza che si ripetono abbastanza spesso anche soprattutto in questi momenti di crisi. (Dall’ intervista di Berlusconi alla CNN International, 25 maggio 2009)

    Avvalendosi anche di una forte carica umoristica [22] Berlusconi non solo dice di essere “simpatico”:

    l’ho chiamato e gli ho detto: “Paolo da domani metodo Thatcher solo gli articoli che parlano bene di noi, del nostro governo e magari anche di me, non l’ho visto più per due mesi!” (…): oh, io c’ho la fila di quelle che mi vogliono sposare! Scusami Giorgia faccio una precisazione, poi alla fine ti spiego anche di+, credo di sapere perché punto primo sono simpatico, no? (Dall’intervista di Giorgia Meloni, Atreju, 12 settembre 2010)

    ma ne cerca conferma dal pubblico, facendo spesso battute di spirito, che di frequente hanno come oggetto fatti che lo riguardano in prima persona. Ad esempio, nel frammento che segue, il riferimento implicito è all’accusa rivoltagli di avere rapporti con ragazze minorenni promettendo loro notorietà e successo (“Veline” è divenuto per antonomasia sinonimo di giovane ragazza in cerca di una fama legata all’ “apparire” in TV):

    Si possono iscrivere anche le veline? Preferibilmente minorenni, ci vado anch’io naturalmente sono obbligato ad andarci, mi sembra, per coerenza (Dalla conferenza stampa dei ministri Meloni e Brunetta, Consiglio dei Ministri, 13 maggio 2009)

    Il generoso

    Un’altra qualità che Berlusconi si riconosce è la generosità, ossia la disposizione ad aiutare quanti si trovano in situazioni di difficoltà. Questa attitudine si traduce sia nell’aiuto concreto offerto a conoscenti che vivono situazioni problematiche (sfera privata):

    La mia vita: di imprenditore mi ha insegnato (.) quanto sia difficile affermarsi per una persona giovane, soprattutto agli inizi, perciò, quando posso (.) io cerco di aiutare chi ha bisogno. Conosco in particolare il mondo dello spettacolo e cos+ e so so bene cosa vuol dire e cosa succede a chi cerca di lavorare in quell' ambiente. Io lo sapete nel corso della mia vita ho dato lavoro a decine di migliaia di persone e ne ho aiutate a centinaia. Mai mai in cambio di qualcosa se non della gratitudine, dell’amicizia e dell’affetto (…). Alcune di queste persone le conosco da diversi anni, altre da meno tempo, ma di molte conosco la situazione di disagio la situazione di difficoltà economica. E quindi le ho aiutate in certe occasioni e sono orgoglioso di averlo fatto. Ho dato: spesso incarico ai miei collaboratori di aiutarle per la loro casa, per le cure mediche, per l’educazione dei loro figli. Ma non c’è mai stata, lo voglio ripetere mai alcuna correlazione fra denaro e prestazioni sessuali. (Dal video messaggio del 16 Gennaio 2011: Le accuse nei miei confronti sono infondate e risibili)

    sia nella scelta di “scendere in campo” e abbandonare la professione di imprenditore per dedicarsi alla politica e aiutare così l’Italia e gli italiani (sfera pubblica). Una scelta che Berlusconi definisce più volte un “sacrificio” e che testimonia la sua abnegazione:

    Se questa riforma fosse stata fatta per tempo, la storia recente dell’Italia sarebbe stata diversa. Non ci sarebbe stata quella esondazione della magistratura dagli argini costituzionali che ha portato ad annullare un’intera classe di governo nel 1992-93 ed io non sarei stato costretto a lasciare la mia professione di imprenditore ed entrare nel campo della politica. (Dal video messaggio del 12 marzo 2011: Giustizia: una riforma epocale che serve agli Italiani)

    Tombeur de femmes [23]

    Tra le caratteristiche relazionali che il Premier si riconosce, c’è la capacità di corteggiare garbatamente e galantemente le donne

    E’ assurdo soltanto pensare che io abbia pagato per avere rapporti con una donna. E’ una cosa che non mi è MAI successa neanche una sola volta nella vita. Ed è una cosa che considererei degradante per la mia dignità. (Dal video messaggio del 16 Gennaio 2011: Le accuse nei miei confronti sono infondate e risibili)

    nonché di apprezzarle e rispettarle per le loro qualità:

    In realtà tutte le donne che hh hanno avuto modo di conoscermi eh sanno quanta sia la considerazione che ho per loro. Nei loro confronti mi sono sempre comportato, mi comporto con grande attenzione con grande rispetto, sia nelle mie aziende, sia nel mio governo ho sempre valorizzato le donne al massimo perché ritengo, ne sono davvero convinto che abbiano una marcia in più di noi uomini, sono spesso più brave, sono sempre state più brave a scuola, più brave all’università, sono più intelligenti, più preparate, più responsabili, riescono ad arrivare alla soluzione dei problemi in modo più diretto di noi uomini che abbiamo bisogno di tanti ghirigori. Quindi ho sempre cercato e cerco sempre di fare in modo che ogni donna si senta, si senta come dire si senta speciale. (Dall’intervista di Maurizio Belpietro a Silvio Berlusconi in collegamento telefonico, Mattino 5, 14 febbraio 2011)

    L’amico dei giovani

    Un’altra caratteristica relazionale che Berlusconi si auto-attribuisce riguarda la capacità di instaurare relazioni amicali con i giovani, di cui ama circondarsi e a cui dedica attenzione:

    A me piace stare con i giovani, mi piace ascoltare i giovani, mi piace circondarmi di giovani.(Dal video messaggio del 16 Gennaio 2011: Le accuse nei miei confronti sono infondate e risibili)

    Il figlio e il padre devoto (il rapporto con la famiglia)

    La fiducia che Berlusconi ripone nelle nuove generazioni è confermata dal fatto di aver lasciato in mano, da padre affezionato, le proprie aziende ai figli, di cui riconosce meriti e capacità imprenditoriali:

    Non c’è praticamente nulla (.) che sia preferibile a quello che facevo prima o a quello che potrei fare adesso avendo eh ormai lasciato il mio gruppo eh nelle mani dei miei figli che sono molto bravi. (Dall’intervista rilasciata alla CNN International, 25 maggio 2009)

    capacità che egli sostiene di aver ereditato a sua volta dai propri genitori, assieme alla resistenza e alla tenacia:

    Non sono un Leonardo mancato, sono (.) un, un signore che ha avuto, che ha avuto in dono da un padre e una madre una scorza veramente dura e una capacità di resistenza disumana. (Dall’intervista di Bruno Vespa a Silvio Berlusconi, “Porta a porta”, 25 Maggio 2011)

    L’invincibile

    Queste ultime qualità sono tali da renderlo non incline allo sconforto e “imbattibile” dagli avversari:

    < A me non riesce a demoralizzarmi nessuno >. Noi andiamo avanti continuando a realizzare tanti ottimi risultati per il bene dell’Italia e degli italiani. (Dall’intervista di Emilio Fede a Silvio Berlusconi, TG4, 3 luglio 2010)

    Il fine che unisce la sinistra e i traditori del mandato elettorale è uno solo: liberarsi di Silvio Berlusconi, che rappresenta per loro un ostacolo insuperabile per la conquista del potere. Un obiettivo che vogliono raggiungere a qualunque costo. (Dal video messaggio dell’11 dicembre 2010: Difendi il tuo voto, sostieni il tuo governo)

    L’operoso

    Resistenza e tenacia si legano anche all’operosità che egli si riconosce. Si qualifica infatti come un uomo dinamico e solerte, che lavora praticamente senza sosta:

    (…) naturalmente il dossier che vede l’Europa e l’occidente in una situazione di contrapposizione difficile con la federazione russa e sui cui io ho molto lavorato e sto lavorando ancora in queste ore e lavorerò nei prossimi giorni in modo da poter arrivare al consiglio di lunedì con delle soluzione già tranquille sul tavolo. (…) Avevamo quindi il dovere di intervenire, e siamo intervenuti. Lo abbiamo fatto con rapidità e con concretezza, aiutati da una grande banca italiana, oggi tra le prime dieci banche del mondo. Ci siamo riusciti (…) io mi sono dato da fare, mi darò da fare, mi sto dando da fare affinché questa crisi venga risolta. (Dall’intervento di Berlusconi su Alitalia, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 28 Agosto 2008)

    L’operosità che ascrive a se stesso come persona si riflette sull’operato del suo Governo a cui spesso si riferisce con l’espressione “Governo del fare”:

    Per quanto riguarda la lotta alla criminalità il nostro è il Governo che ha fatto di più e di meglio in sessant'anni di storia repubblicana contro la criminalità organizzata. Ricordo che in due anni abbiamo sequestrato beni e soldi della Mafia e della Camorra per più di dodici miliardi di euro, abbiamo arrestato cinquemilaseicento presunti mafiosi tra cui ventisei tra i trenta ritenuti più pericolosi, ecco io ripeto nessun Governo ha fatto più e meglio di noi è (…) Quindi io, rispondendo alla sua domanda, ho in mente semplicemente di continuare a governare con passione, con determinazione, con slancio, per usare una sua espressione , per rispettare gli impegni assunti con gli elettori. (Dall’intervista esclusiva di Studio Aperto a Silvio Berlusconi, 8 luglio 2010)

    L’ingiustamente perseguitato

    Berlusconi rimarca spesso come l’azione del suo Governo sia tuttavia ostacolata da quelle che considera delle vere e proprie - quanto ingiuste e infondate - “persecuzioni” nei propri riguardi da parte di un’opposizione, che non riuscendo a sconfiggerlo con i mezzi democratici della politica, si avvale del supporto di quelli che egli ritiene settori deviati e politicizzati della magistratura. Tale persecuzione lo colpisce, non solo come politico e imprenditore, ma anche e soprattutto come privato cittadino, con violazioni inaccettabili della sua vita privata:

    Cari amici (.), alcuni noti PM della Procura di Milano (.) hanno effettuato una gravissima intromissione nella mia vita privata (.), effettuando una inaccettabile schedatura dei miei ospiti nella casa di Arcore, con l’individuazione di tutti i loro numeri telefonici, hanno messo sotto controllo per diversi mesi i loro telefoni, hanno adottato un atteggiamento discriminatorio e umiliante nei confronti di persone, che non hanno alcuna responsabilità se non quella di essere state mie ospiti e di portarmi amicizia e affetto. Ancora una volta la giustizia è stata piegata a finalità di carattere politico, con una volontà chiaramente persecutoria nei miei confronti. (…) In realtà (.), le accuse che hanno formulato nei miei confronti sono totalmente infondate e addirittura risibili. (Dal video messaggio del 16 Gennaio 2011: Le accuse nei miei confronti sono infondate e risibili)

    Egli, tuttavia, sostiene la propria assoluta innocenza rispetto alle accuse (“ridicole”) che gli vengono mosse, asserendo di non temere in alcun modo i processi (“assurdi”) in cui si tenta di coinvolgerlo:

    Ma soprattutto non mi preoccupa perché nulla ho da temere da processi che sono francamente assurdi nel merito. Così assurdi da essere incredibile il fatto che molti magistrati abbiamo dedicato e dedichino tanto tempo e tante risorse a vicende francamente ridicole. Io (.) non vedo l'ora di difendermi in tribunale da accuse tanto assurde (…). Per quanto mi riguarda, da quando sono sceso in campo per servire il Paese, è in atto una evidente persecuzione politica da parte dei magistrati di sinistra sostenuti dalla sinistra politica, una persecuzione che si è articolata su centocinque indagini e in venti pro+ ventotto anzi processi, il record assoluto (…). E sono gli stessi numeri a denunciare la persecuzione politico-giudiziaria a cui sono stato e sono sottoposto con l'evidente finalità di farmi fuori, essendo io considerato, da parte della sinistra e dei suoi giudici, un ostacolo insuperabile e quindi da eliminare con ogni mezzo per il raggiungimento del potere. Quanto ai processi ancora in corso sono tutti processi grotteschi, ridicoli, inventati da parte dei PM di sinistra, processi che proprio per questo non mi preoccupano affatto. (…). Come al solito domani (.) tutto finirà sui giornali che grideranno allo scandalo seminando veleno e fango nei miei confronti con una intromissione nella mia vita privata che non ha precedenti nella storia del nostro Paese. (Dal video messaggio del 14 gennaio 2011: Una Persecuzione da record contro di me)

    Ecco perché vorrei fare il processo subito, con queste prove inconfutabili, ma lo vorrei fare con giudici super partes e non con PM che vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica. (Dal video messaggio del 19 gennaio 2011: Il Parlamento conferma la fiducia a me e al Governo)

    5.2 La self-disclosure

    Oltre a sequenze di self-presentation, sono presenti nei discorsi di Berlusconi numerose sequenze di self-disclosure. Alcune di esse si riferiscono a eventi positivamente caratterizzati.

    Nel frammento che segue l’ex Premier narra un aneddoto occorso anni prima durante una cena privata con Margaret Thatcher. Il racconto pare funzionale a suscitare ilarità nell’uditorio:

    La cena con la Thatcher
    Allora ve la devo raccontare. Allora io vado ad una cena con la Thatcher, tra le altre cose mi domanda un po’ di anni fa “ ma lei che orari fa?” Dico io mi sveglio alle sette e mezzo, setta un quarto, sette e mezzo, poi lavoro fino alle due e mezzo di notte. “Come mai?” perché all’una e mezzo mi portano i giornali della mattina dopo, < li leggo, divento subito di cattivo umore mi arrabbio però poi vado a letto, dormo quattro o cinque ore, e alla mattina ritorno fuori fresco come un fiore e con il mio normale ottimismo >. “ Really? You read a newspaper? “Lei legge i giornali?” Sì dico. Mi sembra normale. “É impossibile governare e leggere i giornali perché ti deprimono, ti abbattono, dopo un po’ non ne puoi più.” E io dico, “ E lei cosa fa?” dice, “ Io ho il mio capo ufficio stampa che mi porta solo gli articoli che parlano bene di me e del mio governo”. Io ho chiamato Paolino Bonaiuti (…) l’ho chiamato e gli ho detto, “Paolo (.) da domani metodo Thatcher. Solo gli articoli che parlano bene di noi, del nostro governo e magari anche di me”. Non l’ho visto più per due mesi! (Dall’intervista di Giorgia Meloni, Atreju, 12 settembre 2010)

    La maggior parte dei frammenti di self-disclosure presenti nel nostro corpus riguarda, in verità, narrazioni di eventi, di relazioni sentimentali e di rapporti di amicizia utilizzati per difendersi dalle accuse di concussione e induzione alla prostituzione:

    Il caso Ruby
    Pensate (.) mi si accusa di aver costretto o indotto il dirigente della questura ad intervenire sul fermo di questa ragazza, di Ruby. Vi leggo le risposte del funzionario al pubblico ministero risposte con la quale il funzionario descrive la mia telefonata. “L’addetto alla sicurezza mi disse, dottore le passo il Presidente del Consiglio perché c’è un problema. Subito dopo il Presidente del Consiglio mi ha detto che vi era in questura una ragazza di origine nord africana che gli era stata segnalata come nipote di Mubarak e che un consigliere regionale, la signora Minetti, si sarebbe fatta carico di questa ragazza. La telefonata finì così”. Ma vi pare che questa possa essere considerata una telefonata di minaccia? È assolutamente ridicolo. (…) Non c’è stata nessuna concussione, non c’è stata nessuna induzione alla prostituzione, meno che meno di minorenni. (Dal video messaggio del 14 gennaio 2011: Il parlamento conferma la fiducia a me e al Governo)

    La mia relazione stabile
    (…) da quando mi sono separato non avrei mai voluto dirlo per non dare una esposizione mediatica ma ho avuto uno stabile rapporto di affetto con una persona che ovviamente era assai spesso con me anche in quelle serate e che certo non avrebbe consentito che accadessero a cena, o nei dopo cena, quegli assurdi fatti che certi giornali hanno ipotizzato. (Dal video messaggio del 16 Gennaio 2011: Le accuse nei miei confronti sono infondate e risibili)

    Io aiuto gli amici
    Alcune di queste persone le conosco da diversi anni, altre da meno tempo, ma di molte conosco la situazione di disagio la situazione di difficoltà economica. E quindi le ho aiutate in certe occasioni e sono orgoglioso di averlo fatto. Ho dato spesso incarico ai miei collaboratori di aiutarle per la loro casa, per le cure mediche, per l’educazione dei loro figli, ma non non c’è mai stata, lo voglio ripetere mai alcuna correlazione fra denaro e prestazioni sessuali. (Dal video messaggio del 16 Gennaio 2011: Le accuse nei miei confronti sono infondate e risibili)

    6. Conclusioni

    Dal punto di vista formale sia nella self-presentation che nella self-disclosure l’ex Premier ricorre a frasi dichiarative all’indicativo presente, passato e futuro (prive di indicatori linguistici di incertezza) che comunicano certezza.
    Dal punto di vista dei contenuti, il profilo che Berlusconi delinea di sé nelle sequenze di self-presentation ha quali caratteristiche unificanti la stabilità nel tempo e la positività. Le uniche auto-attribuzioni negative sono in realtà un eccesso di qualità positive: “sono troppo buono”; “sono troppo generoso” ecc. Le caratteristiche negative in senso proprio vengono, al contrario, proiettate all’esterno di sé (e del partito che guida) e attribuite ai soggetti che egli definisce come propri oppositori (la sinistra, parte della magistratura, la stampa politicizzata ecc.).

    Mancano completamente le immagini introdotte dall’avverbio non, del tipo: “io non sono ….”; ad esempio, relativamente alle questioni giudiziarie che lo vedono coinvolto, l’ex Premier non ricorre all’espressione “io non sono colpevole”, preferendo invece definirsi come “ingiustamente perseguitato”. Tale strategia gli permette simultaneamente, da un lato, di presentare se stesso positivamente (= sono innocente) e, dall’altro, di proporre immagini negative degli altri (= sono ingiusti a perseguitarmi).

    Relativamente alle sequenze di self-disclosure, Berlusconi ricorre sia al racconto di eventi positivamente caratterizzati (ad esempio, la cena con Margaret Thatcher), sia alla narrazione di eventi volti a fornire prove della infondatezza delle accuse rivoltegli, per le quali si dichiara vittima di un complotto a proprio carico.

    Date queste caratteristiche, possiamo affermare che lo stile di presentazione (self-presentation e self-disclosure) prescelto dall’ex Premier sia, per usare la terminologia di Schütz (1998b), primariamente assertivo, cioè caratterizzato dallo sforzo di costruire positive immagini di sé, e secondariamente offensivo, cioè caratterizzato da un modo di costruire un’immagine positiva di sé mediante denigrazione degli avversari politici [24].

    Note di trascrizione

    MAIUSCOLO volume alto
    ° testo ° volume basso
    sottolineato enfasi
    > testo < testo accelerato (quando la velocità di emissione risulta superiore rispetto alla velocità media di emissione delle altre parole)
    < testo > testo rallentato (quando la velocità di emissione risulta inferiore rispetto alla velocità media di emissione delle altre parole)
    ‘ troncatura di parola
    , intonazione sospensiva
    ? intonazione interrogativa
    . intonazione discendente
    ! intonazione esclamativa
    (.) micro-pausa, potenzialmente significativa, ma molto breve, inferiore cioè agli 0.2 secondi
    (..) pausa media, compresa tra i 2 e i 3 secondi
    (…) pausa lunga, superiore ai 3 secondi
    :: allungamento dell’ultima vocale
    _ colpo di glottide o indicatore di autocommento
    + frammenti di parole tronche

    Note

    1] Secondo i risultati di alcune indagini sperimentali (Bippus 2007), i soggetti apprezzerebbero maggiormente l’autoironia piuttosto che il sarcasmo rivolto agli avversari politici.
    2] A tal proposito, Santulli (2005, pp. 37-38) sostiene che Silvio Berlusconi può essere ritenuto a ragione il responsabile del “cambiamento profondo che negli ultimi anni ha caratterizzato le strategie di comunicazione in ambito politico e, più specificamente, nell’evoluzione delle tecniche retoriche e argomentative adottate”. Campus (2010, p. 226) scrive che “Nobody could deny that Berlusconi’s leadership is inextricably linked with the process of mediatization of politics (…). It is commonly assumed that Berlusconi transformed the scenario of Italian politics by applying the techniques of political marketing to an electoral campaign in a systematic way for the first time”.
    3] Specie la televisione, non solo permette al politico di essere visto e sentito da un largo numero di cittadini che possono essere fisicamente anche molto distanti dal luogo in cui si svolge la comunicazione, ma permette altresì l’instaurarsi di una relazione diretta con i votanti senza apparenti intermediari (Campus 2010).
    4] Mazzoleni e Schulz (2001) sostengono a riguardo che i politici sono diventati sempre più abili nell’adattare i propri comportamenti alle richieste dei media.
    5] La scelta di Berlusconi di “parlare” agli Italiani da luoghi “privati” (ad esempio, uno studio da cui sono visibili oggetti personali, tra i quali le foto di famiglia che lo ritraggono in momenti della sua vita quotidiana) costituisce una strategia funzionale alla creazione di una illusoria intimità relazionale tra lui e gli spettatori (Wodak 2009). Lo sguardo del presidente rivolto alle telecamere contribuisce a generare in chi assiste l’impressione di essere il protagonista di un faccia a faccia con il Premier.
    6] Giansante (2011, pp. 48-49) scrive a proposito che nei discorsi dei Berlusconi si assiste alla “presentazione di un racconto coerente, di una comunicazione che pone particolare attenzione sugli elementi chiave della morfologia del racconto descritta da Propp: la rottura dell’equilibrio iniziale, la descrizione dell’antagonista e quella dell’eroe”.
    7] Berlusconi “si dedica a ripetere le proprie opinioni ad ogni occasione, con l’intento di saturare il pubblico, in modo che possa ricordare il suo messaggio anche senza uno sforzo cosciente” (Giansante 2011, p. 219).
    8] “Le vittorie di Berlusconi nascono – anche – grazie a un efficace utilizzo della comunicazione per la costruzione del consenso. La sua comunicazione politica mette l’accento sugli aspetti emotivi, narrativi e concreti del discorso: i suoi interventi sono facilmente comprensibili e usano tecniche che favoriscono la memorizzazione dei messaggi strategici e la persuasione di chi ascolta” (Giansante 2011, p. 48).
    9] L’attribuzione ricorsiva ad alcuni magistrati dell’aggettivo politicizzati è un esempio di simbolizzazione del nemico che ricorre numerose volte nei discorsi esaminati.
    10] Berlusconi “mira a dare al pubblico l’immagine di un leader che ‘c’è’, che ‘sta lavorando per voi’. Che ha una ‘cultura del fare’, e impersona il carisma dell’imprenditore attivo e di successo, che si è fatto da sé e non ama perder tempo con i giochi della politica” (Marletti 2010, p. 117).
    11] Si lega alla spettacolarizzazione, l’abile impiego, da parte di Berlusconi, di quelli che Marletti (2010, p. 116) definisce “ ‘effetti annuncio’, efficaci non solo nelle emergenze ma anche in tempi normali”.
    12] La personalizzazione “is particularly emphasized in Berlusconi’s case: the leader is placed at center stage while the party has always appeared only as the leader’s personal instrument” (Campus 2010, p. 228). Sempre riferendosi a Berlusconi, Santulli (2005, p. 40) scrive: “i valori e le scelte personali predominano e delineano prepotentemente  la figura del leader, trasformandolo da esponente di un partito o portavoce di una ideologia,  in un capo carismatico che pervade con la forza della propria personalità l’intero processo politico. È ciò che si è soliti definire «personalizzazione della politica»”.
    13] Driessens et. al. (2010) sottolineano il complesso e ambivalente legame tra gli interessi e le richieste dei media e gli interessi dei politici. In particolare, secondo quanto emerso dai risultati delle loro indagini, non sarebbero solo i media ad influenzare in modo unidirezionale l’organizzazione delle pratiche discorsive dei politici, ma sarebbero gli stessi politici ad adeguarsi ad un modus operandi stabilito dalla propria cerchia professionale.
    14] Trasmettere efficacemente ad altri le immagini desiderate di se stessi, mediante l’autopresentazione, “costituisce la chiave per avere interazioni sociali soddisfacenti e di successo” (Pontari & Schlenker 2000, p. 1092).
    15] Secondo la teoria dell’attrazione elaborata da Jones e Archer (1976), l’attrazione verso chi rivela informazioni personali è il risultato della percezione di un rapporto speciale che si sta creando tra chi rivela e chi ascolta la rivelazione.
    16] Interessanti a riguardo sono gli studi sperimentali condotti da Schütz (1998a, 1998b) sulle relazioni tra i diversi stili di self-presentation adottati dai politici e le reazioni di consenso o di resistenza da parte dei soggetti sperimentali. Un risultato degno di nota riguarda la scarsa preferenza assegnata dai soggetti sperimentali ai politici che ricorrono a presentazioni di sé connotate in modo eccessivamente positivo.
    17] “For example, research conducted on politicians on television talk-shows found that their self-presentation consisted of pointing out their belief in moral values as well as their worthiness, which was paired with self-disclosure (…) They sought to appear as a likeable, trustworthy, and competent person, who is sincere in promising changes for the better, as well as capable of bringing about these changes” (Schütz 1995, p. 219).
    18] I video messaggi sono tratti dal sito web dei “Promotori della Libertà”.
    19] L’unica occasione in cui Berlusconi usa il non è quando prende le distanze da immagini negative probabilmente temute: “Sì non mi piace affatto la vita politica, non mi piace per come sono i protagonisti della politica soprattutto quelli dell’opposizione, non mi piace perché si ricorre molto spesso alle cose più basse, non mi piace perché si è preda di un giornalismo molto spesso ignobile, qualche cosa di più anche, morboso, spudorato” (Dall’intervista alla CNN del 25 Maggio 2009).
    20] L’uso del noi, di per sé ambiguo, lascia generalmente all’ascoltatore uno spazio di inclusività, ossia gli lascia la possibilità di ritenersi parte in causa. Sebbene tale ambiguità possa dirsi costitutiva della prima persona plurale, ci appare interessante la proposta avanzata da Zupnik (1994) di ricorrere per la sua disambiguazione contestuale alla identificazione di differenti spazi discorsivi.
    21] Atreju è una manifestazione organizzata dagli aderenti a “Giovane Italia”, il movimento dei giovani elettori del Popolo della Libertà.
    22] “L’utilizzo dello humour in Berlusconi non gioca però un ruolo meramente decorativo ma si inserisce in un progetto strategico. (…) ‘Io non racconto barzellette e disistimo chi lo fa. Io uso delle storielle per scolpire dei concetti’. (…) L’umorismo ha anche un’altra funzione: rinforza l’immagine che Berlusconi ha costruito negli anni come politico nuovo, in contrasto con l’immagine tradizionale del politico corrotto e distante, che si rivolgeva al pubblico in un incomprensibile politichese” (Giansante 2011, pp. 57-58).
    23] Come emerge anche dalle nostre analisi, Berlusconi “da una parte intende apparire e appare come latin lover e tombeur de femmes, dall’altra presta attenzione a mostrare rispetto per la famiglia e intende presentarsi come marito e padre modello” (Giansante 2011, p.132).
    24] Oltre agli stili assertivo e offensivo, l’autrice individua gli stili: protettivo (caratterizzato dal tentativo di evitare impressioni negative di sé) e difensivo (caratterizzato da uno sforzo attivo di correggere un’immagine di sé non desiderata). Sebbene in Berlusconi possano essere individuati tratt appartenenti ad ognuno dei quattro stili, quelli dominanti sono indubbiamente i primi due.

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