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    M@gm@ vol.1 n.4 Ottobre-Dicembre 2003

    I FUORI CLASSE: VERSO UN NUOVO MODELLO DI CONSULENZA

    Gladis Omaira Capponi

    gladiscap@libero.it
    Laureata in sociologia; specializzata nell'area Migrazioni e famiglie; é responsabile di un Progetto di integrazione scolastica nelle scuole dell'infanzia ed elementare; lavora nell'area della promozione dell'agio e del benessere come consulente e formatore per enti ed istituzioni; collabora con diverse riviste sui Temi dell'Educazione, della Didattica Interculturale e delle Migrazioni Internazionali; è componente di Gruppi di Lavoro Territoriali per l'Integrazione dei minori stranieri; ha partecipato al Progetto Pelagus (IRRSAE Molise) e al Progetto ADL -per lo sviluppo della Democrazia ( Croazia- Italia- Consiglio d'Europa).

    Renzo Comin

    Laureato in biologia e psicologia; insegnante nella scuola media, lavora nell'area della promozione dell'agio e del benessere; formazione gruppo analitica con la dott. Eugenia Zanovello e nel gruppo operativo presso l'Istituto Internazionale di Psicologia Sociale Analitica di Venezia diretta dal prof. Armando Bauleo; Presidente della sez. di Treviso dell'Opera Nomadi e coordinatore regionale.

    Delineare uno scenario di società complessa può non essere così semplice come potremmo desiderare in quanto il più delle volte succede di cadere, o scadere, in perversioni semantiche che ne enfatizzano aspetti emblematici o, viceversa, presentare versioni banalizzanti di fenomeni ed eventi che ne costituiscono trama ed ordito.
    A questa considerazione ne va affiancata un'altra, solo apparentemente contraddittoria, secondo la quale in una società complessa si evincono presenze "ancestrali": quelle che Freud definisce fantasmi, resistenze antropologiche e psicologiche che possiamo anche includere sotto la definizione di sindromi psicosociali.
    A rivelarne l'esistenza è spesso l'incontro con l'Altro, il Differente, presenza che nel nostro Paese è ormai un fenomeno sociale quotidiano ed incontrovertibile a dispetto della mancanza di un modello d'inclusione condiviso e di un quadro applicativo coeso e coerente.

    Le trasformazioni, che questa presenza determina, investono i contesti istituzionali, inter-istituzionali e il territorio, richiedendo una nuova definizione delle pratiche di relazione, ma anche di individuazione ed interpretazione dei soggetti, intesi in senso ampio e nelle diversi componenti socio- culturali in cui la loro soggettività si esplica.
    Non a caso parliamo di necessità di riconoscimento e di ri-costruzione di un nuovo campo di valori del soggetto.
    In primis è il campo, come spostamento dell'attenzione verso quello che il più delle volte non è che un fuoricampo [1]: spazio liminale, in cui il differente vive, organizza la sua esistenza di non-persona [2], segue le proprie pratiche culturali, religiose. Spazio non riconosciuto come tale perché spesso sorto per assolvere ad altra funzione, intuito ma non percepito, spazio inviso e lontano dalla polis [3].

    Dopodiché è il soggetto che va ricostruito come tale nella complessità della sua:
    - identità personale come insieme di sentimenti, rappresentazioni, conoscenze, progetti che richiede attenzione e rispetto;
    - identità sociale come relazione a 4 poli di riconoscimento (auto/eteroriconoscimento, identificazione/eteroidentificazione) che sottende integrazione sociale, culturale ed economica;
    - identità normativa come patrimonio condiviso di norme e procedure dell'agire sociale ed istituzionale che richiede il riconoscimento dello status giuridico di cittadino.
    Infine, l'evento soglia, la linea di frattura, la faglia che traccia in modo inequivocabile e definitivo il passaggio tra equilibri diversi.
    "Van Gennep ci parla dei riti di passaggio quali livelli che procedono dalla separazione all'integrazione. Tra la separazione, che simbolizza la frattura da un punto particolare della struttura sociale, e l'aggregazione, dove il soggetto vene reintegrato nell'ordine sociale con diritti e doveri definiti, si situa la transizione, una situazione di marginalità o liminità dai confini incerti, ambigui, una sorta di zona d'ombra che anziché essere transitoria, per il bambino straniero rischia di essere definitiva." [4]
    Diverse sono le strategie che un soggetto mette in atto per superare l'evento soglia:
    - strategie rivendicative che "usano" le differenze quali elementi di distinzione e chiusura fra cultura altre;
    - strategie assimilative dove conformismo, mimetismo, minano l'identità alla base conducendo il soggetto a ricostruirsi una propria specifica mitologia personale e familiare;
    - strategie intermediarie in cui il soggetto cerca somiglianze con il gruppo maggioritario senza rinunciare alle proprie diversità.

    L'evento soglia proprio perché evento fantasmatico non viene sempre letto dal soggetto e neppure dalle istituzioni, o sistemi, in cui lo stesso si muove. Esso, inoltre, si situa in un contesto di sofferenza le cui caratteristiche sono:
    - perdita di figure di riferimento, anche familiari e non tanto o soltanto in senso fisico, è la perdita del ruolo delle figure genitoriali e la svalorizzazione sociale percepita che determinano questo vissuto;
    - sradicamento dal contesto familiare, intendendo con famiglia un'istituzione estesa legata ai modelli d'appartenenza culturale;
    - aggressione- offese che spesso appare come uno dei livelli di relazione tra soggetto e gruppo che reagisce all'organismo estraneo con il rigetto;
    - pregiudizio , che può essere anche verso la propria comunità etnica di appartenenza;
    - mancanza di potere.

    VERSO UN NUOVO MODELLO DI CONSULENZA

    La natura del problema consulenza [5] è collocato all'interno di una trama complessa di trasformazioni fra contesti istituzionali e interistituzionali, territorio nei mutamenti delle pratiche e dei riferimenti teorici che interpretano nuove emergenze, nelle dinamiche relazionali cognitivo affettive che si riflettono nella costruzione di nuovi rapporti.
    La presenza di interlocutori diversi, con cui le Istituzioni ed i servizi si trovano ad interagire, richiede il superamento dell'ottica di un servizio di consulenza dove la relazione si risolve in una comunicazione diadica in cui i poli siano richiedente e consultante.
    Nel modello ipotizzato viene individuato uno scenario in cui sullo sfondo vi è un Oggetto di consulenza, che include il destino di un Soggetto, e sul proscenio gli attori sociali, il Consultante e il Consulente; di fatto un sistema reale- fantasmatico a tre poli [6] in cui si trovino ad operare, in stretta sinergia, consulenti di varia formazione: sociologo, psicologo, antropologo , il pedagogo ...

    Trattandosi di una consulenza in ambito interculturale, l'Oggetto è definito dai contenuti della disciplina e riguarda situazioni specifiche di accoglienza, inserimento, inclusione sociale, mediazione ed investe la natura dei rapporti fra istituzioni e comunità, équipe, gruppi, famiglia.
    Quando parliamo di consulenza come analisi, non solo del reale, ma anche del fantasmatico, facciamo riferimento ad un sistema difensivo e strutturale. Per Freud la fantasmatizzazione è un'attività mentale che si fonda sulla non soddisfazione di un desiderio e la collega alla apparizione nella vita psichica alla introduzione del principio di realtà: soddisfazioni fittizia di pulsioni non soddisfatte. La maggior parte della produzione fantasmatica resta inconscia.

    "Fra le propaggini dei moti pulsionali inconsci del tipo che abbiamo descritto ve ne sono alcune che riuniscono in se determinazioni fra loro opposte. Da un lato sono altamente organizzate, non contraddittorie, hanno utilizzato tutte le acquisizioni del sistema cosciente e il nostro giudizio potrebbe difficilmente distinguerle dalle deformazioni di questo sistema.
    Dall'altro lato sono inconsce e incapaci di divenire consce. Qualitativamente appartengono al sistema preconscio ma di fatto all'inconscio, la loro origine resta l'elemento decisivo del loro destino. Possiamo paragonarli a quegli uomini di razza mista che nell'insieme assomigliano in effetti ai bianchi, ma, poiché tradiscono la loro origine di colore per qualche tratto appariscente, vengono esclusi dalla società e non godono di nessuno dei privilegi dei bianchi." [7]

    Attraverso il meccanismo della fantasmatizzazione un soggetto, un gruppo mette in atto un sistema difensivo dalla realtà esterna ed interna.
    L'individuo, o il gruppo, evita non solo il riconoscimento di una realtà esterna spiacevole ma anche della realtà interna o usa le fantasie nei confronti di altre fantasie spiacevoli. Sperimenta così i processi della proiezione e della introiezione come meccanismi di difesa "in termini di Fantasie" [8]. Tale corrente conscia è il correlato di un meccanismo difensivo che tiene lontano e scissi aspetti persecutori e ideali degli oggetti incorporati.
    Il Fantasma assume una connotazione di "inquietante e assente" altro, diverso è in prevalenza inconscio spazio fenomenico.
    È l'"Unheimlich" il perturbante, l'ignoto che sta dentro a ciò che è noto, è dentro la società che lo nutre, lo cresce, lo mantiene, è il nemico interno, il profugo potenziale [9].

    IL FANTASMA E IL SUO SVELAMENTO

    Il gruppo e l'istituzione sarebbero costruzioni ideologiche per eccellenza in quanto svelerebbero i meccanismi mediante i quali la classe dominante impone, difende, mantiene, ottiene l'accordo fra gli agenti sociali del principio di produzione che l'ideologia stessa sostiene.
    Per realizzare questo fine l'istituzione nasconde la natura del reale in quanto narrazione e interpretazione, del manifesto e del latente, dell'immaginario; attraverso l'ideologia occulta il fondamento immaginario che istituisce la comunità dei soggetti.
    L'ideologia deve assicurare, definire, istituzionalizzare forme dell'operare del pensare e del sentire [10], ma tale non è la negazione dell'immaginario fondativo del sociale, del "munis" intorno al quale si costituiscono i vincoli sociali fra i membri della comunità? "Munis" che si realizza così non come reciproco riconoscimento, riconoscimento intersoggettivo, ma perdita di confini, dispersione, esposizione al "niente-altro" [11].

    Per Reich "La famiglia rappresenta la prima fabbrica di ideologia", in quanto offre modelli sociali di identificazione (con la scuola, le comunicazioni di massa, le professioni) interpretando l'istanza immaginaria [12] di gruppo della classe dominante.
    Accanto alla famiglia altre istituzioni condividono e rafforzano l'ideologia dominante anche attraverso il mantenimento del fantasma e di meccanismi di difesa verso di esso, in modo da rafforzare la narrativa del gruppo, dell'istituzione, l'ideologia appunto. Per José Bleger l'identità è data dalla socialità sincretica, simbiotica, come matrice e sfondo indifferenziati per mancanza di discriminazioni fra soggetto ed oggetto, corpo e spazio, io e altro; dalla socialità per interazione, individuazione e dalla scissione- separazione fra questi due strati [13]. L'istituzione è l'insieme delle norme, di regole e di attività raggruppate intorno a valori e funzioni sociali.

    L'organizzazione è la disposizione gerarchica di funzioni che si svolge all'interno di un edificio, di un'area, di uno spazio delimitato.
    Nell'organizzazione si realizza la separazione fra le socialità sincretica e di interazione e la trasformazione dei mezzi istituzionali in fini (burocratizzazioni). Sia istituzione che organizzazione altro non sono che parte della nostra personalità: "l'organizzazione e il gruppo sono le personalità dei loro membri" [14].

    MECCANISMI DI DIFESA DELL'ISTITUZIONE SCUOLA

    All'evento fantasmatico e al fantasma, che esso evoca, ogni istituzione reagisce attraverso meccanismi di difesa atti ad erigere barriere verso l'elemento minante e a mantenere l'integrità dell'istituzione stessa e dei valori che reputa fondanti.
    Per quanto concerne l'istituzione scuola, se l'evento è l'inserimento del minore straniero (e già la definizione è indice di distanza e separazione), il fantasma che esso evoca è l'incontro con la famiglia, istituzione percepita come contrapposta in quanto portatrice di valori altri che rischiano di inficiare, indebolire quelli dell'istituzione stessa.

    Tra i meccanismi ci sembra interessante sottolinearne alcuni:
    - segnalazione ai servizi, intesa come attribuzione a meccanismi, dinamiche interne al soggetto , delle incapacità o difficoltà di porsi in relazione sociale e cognitiva;
    - bocciatura, come dichiarata incapacità del soggetto di aderire al modello culturale proposto dall'istituzione;
    - convocazione genitori, spesso situata in tempi non congruenti (ad esempio durante gli orari e i giorni di lavoro dei genitori) con l'obiettivo latente di impedirne la partecipazione e di attribuire "indifferenza " , considerata un'offesa "infamante" per la famiglia [15];
    - rapporto basato solo sulla dialettica competenze/didattica che, di fatto, usando microlinguaggi impedisce qualsiasi relazione;
    - aspetti educativi assenti o superficiali, in modo da evitare la "contaminazione" valoriale;
    - atti burocratici per ribadire la distanza istituzionale.

    Ma mettere in atto meccanismi di difesa non è un fatto privo di effetti "collaterali": esistono dispositivi giuridici, meccanismi economici, fattori strutturali il cui precario equilibrio richiede attenzione.
    Per quanto meccanismi difensivi la scuola metta in atto non può ignorare il flusso costante ed esponenziale di nuovi alunni che premono alle porte, così come non può ignorare la richiesta pressante e pesante del mondo del lavoro che richiede, anche per mansioni di basso livello, personale istruito [16].
    Diventa così necessario prevedere, come anche in altri Stati europei [17], la presenza di servizi di consulenza anche all'interno dell'istituzione scuola o comunque aperti , nel senso di competenti, a questa istituzione.

    IL RICONOSCIMENTO DELL'OGGETTO

    Di seguito presentiamo due esempi del fare consulenza secondo il modello presentato precisando che essi altro non sono che esemplificazioni, una reale e l'altra teorica, di situazioni emblematiche.

    Esempio n.1: L'alunno fuori dalla classe.

    In una situazione d'apprendimento l'alunno non è solo un soggetto che apprende e che si pone in relazione, più o meno efficace con i suoi insegnanti e i suoi compagni. È anche portatore di un sistema, di un orizzonte di senso che appartiene alla narrativa familiare e generazionale.
    Non tutte le famiglie raccontano le stesse storie e non tutte le storie appartengono a narrative condivise e quando la distanza emotiva, fra esse, diventa eccessiva, lo iato si riempie di "fantasmi".

    Per questo R. se ne stava fuori dalla classe [18].
    Alla richiesta del consulente, l'insegnante così descrisse il padre di R:
    "Ho visto un uomo alto, grande, nero, peloso con una grande collana d'oro al collo, dalla grande bocca (...) come un delinquente (...)."
    All'incontro con il consulente si presentò un signore elegantemente vestito, basso di statura, dalla carnagione olivastra e dai modi fin troppo affabili (...) personificazione del "Fantasma zingaro" visto dall'insegnante; il "Totem-leviatano", simulacro di nuove geometrie di potere, di nuove strutture, tra tenebre e luce, passione e ragione, ordine celeste e ordine terrestre [19].

    La visione del fantasma permetteva di "espellere" il corpo estraneo: l'alunno, inserito tardivamente, all'interno di un gruppo classe omogeneo. L'aver preso coscienza dell'inconsistenza della visione e del problema (il timore di essere insegnanti inadeguati, di "rallentare " il programma di insegnamento, di avere difficoltà di inserimento e di accettazione da parte dei compagni e degli altri genitori), ha consentito al gruppo docente di operare in un contesto reale e di utilizzare strumenti e risorse atte a superare la paralisi del sistema che si esprimeva nel rifiuto dell'alunno di entrare in classe.

    Esempio n.2: Legami simbiotici.

    Può anche accadere, e accade, che a richiedere un rapporto di consulenza siano soggetti apparentemente estranei all'istituzione scuola, come operatori socio-sanitari, che sollecitano una maggior attenzione ai soggetti deboli per antonomasia: bambini e donne.
    In quest'esemplificazione teorica, la richiesta di consulenza potrebbe partire da un operatore dei servizi che richieda attenzione da parte della scuola rispetto ad un ritardo cognitivo presentato da un minore straniero.
    Se l'attenzione del consulente deve essere rivolta verso la ricerca dell'oggetto, è necessario consentire al fantasma di essere portato alla luce e ricondotto alla sua corporeità.

    In questo caso diventa utile ricostruire il rapporto del richiedente con l'oggetto di consulenza e focalizzare l'attenzione sul fuoricampo: la famiglia.
    Dov'è la famiglia? Qual è il rapporto tra essa e l'operatore dei servizi? Quali i rapporti tra i membri?
    Supponiamo che si tratti di una famiglia ricongiunta, anzi nel primo anno del ricongiungimento.
    In questo caso diventa possibile ipotizzare che il ritardo cognitivo non sia altro che "paralisi cognitiva", dovuta all'ambiguità del rapporto simbiotico tra madre e figlio dove la madre, incapace di porsi in relazione con la comunità ospitante ma anche con il proprio compagno, trova nel mantenimento del cordone ombelicale la giustificazione della sua esistenza.

    La paralisi cognitiva del figlio appare come un corto circuito tra il desiderio di emancipazione, di crescita, di apertura al gruppo dei pari e del nuovo campo sociale, e il desiderio di soddisfazione della pretesa materna e del dovere filiale.
    L'intervento del consulente appare fondamentale perché:
    - consente all'istituzione scuola di non mettere in atto i meccanismi di difesa che abbiamo identificato;
    - permette la visione del fantasma all'operatore ;
    - chiarisce e consente l'intervento che si sposta dal bambino come alunno e si focalizza sulla famiglia.


    BIBLIOGRAFIA

    Baraldi C., Il disagio della società: Origini e manifestazioni, Milano, F. Angeli, 1999.
    Bauleo a., Ideologia gruppo famiglia, Milano, Feltrinelli, 1978.
    Bergeret J., Psicologia patologica, Milano, Masson, 1979.
    Bleger J., Il gruppo come Istituzione e il gruppo nelle istituzioni in L'istituzione e le istituzioni, Roma, Borla, 1988.
    Bowlby J., Costruzione e rottura dei legami affettivi, Milano, R. Cortina, 1982.
    Capponi G.O., Dell'io errante, Università di Urbino, sito www.lda-sisak.hr , 2001.
    Capponi G.O., Tutti i colori del mondo, in L'Educatore, Milano, Fabbri, n.23, 15/5/2000, p.6.
    Dal Lago A., Non-persone l'esclusione dei migranti in una società globale, Milano, Feltrinelli, 1999.
    Disnan G. e Fava Vizziello G., La consulenza clinica psicologica: interventi in età evolutiva, Milano, Masson, 1999.
    Escobar R., Metamorfosi della paura, Bologna,Il Mulino, 1997.
    Esposito R., Communitas: origine e destino della comunità, Torino, Einaudi, 1998.
    Farinelli F., Il globo, la mappa, la metafora, relazione al Seminario di Studi Umanistici Dellk'Università di Bologna, in Golem, Motta.
    Freud S., Totem e tabù (1912-1913) in Opere, Torino, Boringhieri, 1975.
    - L'inconscio (1915) in Opere, Torino, Boringhieri, 1976.
    - Il perturbante (1919) in Opere, Torino, Boringhieri, 1977.
    Hobbes T., Leviatano a cura di Raffaela Santi, Milano, Bompiani, 2001.
    Laplanche J. Pontalis j.B., Fantasma originario: origini del fantasma, Bologna, Il Mulino, 1998.
    Mantovani G., L'elefante invisibile, Firenze, Ed. Giunti, 1998.
    Segal H., Introduzione all'opera di M. Klein, Ed. Martinelli, Firenze 1968.
    Zanotti A., L'invenzione sociologica del pregiudizio, Milano, Franco Angeli, 1997.


    NOTE

    [1] Per il concetto di fuoricampo si veda Tesi Dell'io errante - di G. O. Capponi - Università di Urbino, sito www.lda-sisak.hr .
    [2] Per il concetto di non -persone fare riferimento a Non persone di A. Dal Lago Ed. Feltrinelli.
    [3] Pensiamo al campo nomadi, a quello profughi, ai ghetti etnici.
    [4] Da Tutti i colori del mondo di G. O. Capponi, L'Educatore, Ed. Fabbri, n.23, 15/5/2000, p.6.
    [5] Parliamo della consulenza come problema in quanto ravvisiamo la necessità di andare oltre un modello di consulenza che veda il soggetto esclusivamente come singolo, considerandolo, invece, come identità complessa: corpo, persona, ruolo.
    [6] G. Disnan, G. Fava Vizziello da Stern, 1992.
    [7] Freud S. L'inconscio, 75 in Metapsicologia, 1915.
    [8] Segal H., Introduzione al pensiero di M. Klein, 1967.
    [9] Sulla categoria di profugo potenziale tesi di laurea Capponi G.O., Dell'io errante: profughi e comunità ospitante in Croazia, Università di Urbino, 2001.
    [10] Bauleo A. Ideologia gruppo famiglia.
    [11] " E' proprio il niente della cosa il nostro fondo comune. Tutti i racconti sul delitto fondatore - crimine collettivo, assassinio rituale, sacrificio vittimario - che accompagnano come un oscuro contro campo la storia della civilizzazione, non fanno che richiamare, in forma metaforica il deliquere nel senso tecnico di "mancare", "difettare", " che tiene insieme" (Roberto Esposito).
    [12] L'istanza immaginaria è il prodotto della proiezione dei membri del gruppo, sempre distinta da essi; è l'istanza immaginaria che ne determina i comportamenti.
    [13] Il divieto edipico è il metaorganizzatore di sfondi fantasmatici originari in quanto fondamentalmente differenziatore.
    [14] Bleger J., Il gruppo come istituzione e il gruppo nelle istituzioni, in L'istituzione e le istituzioni, 1988.
    [15] Sarebbe interessante vedere quante richieste di affido di minori in caso di separazione/divorzio o quante sentenze del Tribunale dei Minori facciano riferimento all'indifferenza del genitore non affidatario o della famiglia inadempiente.
    [16] Basta pensare a tutta la normativa in materia di sicurezza che richiede formazione ed informazione di ogni lavoratore presente nell'azienda.
    [17] Si fa riferimento ai Centri di Mediazione Interculturale presenti in Francia e all'équipe operanti in diversi Paesi dei Balcani, formate da psicologo, sociologo, pedagogista e "difettologo".
    [18] R., un alunno Rom inserito in una scuola media.
    [19] Ogni simulacro, ogni mappa, non segue ma precede il Mondo in quanto fondamento della sua oggettività. In Hobbes, siamo nel 1651, il frontespizio del Leviatano è la mappa, la carta dello stato nazionale centralizzato (C. Schmitt) "la proiezione sulla superficie della terra di uno spazio metrico che diviene territorio politico" (F. Farinelli) "incorporazione" non solo dei corpi dei sudditi-cittadini, ma dei poteri, della legge naturale e divina in un nuovo ordine onto-teologico e politico per la modernità. Il fantasma è il simulacro stesso della Istituzione; l'ordine e il disordine, il 'munis' dell'interno ed dell'esterno.


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