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  • Analisi qualitativa e nuove tecnologie della comunicazione
    Massimiliano Di Massa (a cura di)

    M@gm@ vol.1 n.3 Luglio-Settembre 2003

    APPRENDIMENTO COLLABORATIVO IN LINEA: COMUNITÀ DI RICERCA E DI PRATICHE (Intervista a Christian Bois)


    Orazio Maria Valastro

    valastro@analisiqualitativa.com
    Presidente Osservatorio dei Processi Comunicativi, Associazione Culturale Scientifica (www.analisiqualitativa.com); Dottorando di Ricerca all'IRSA-CRI (Institut de Recherches Sociologiques et Anthropologiques - Centre de Recherches sur l'Imaginaire) presso l'Università degli Studi ''Paul Valéry'' di Montpellier; Laureato in Sociologia (Università degli Studi René Descartes, Parigi V, Sorbona); Fondatore, Direttore Editoriale e Responsabile della rivista elettronica in scienze umane e sociali "m@gm@"; Collaboratore e Membro del Comitato Scientifico della "Revue Algérienne des Etudes Sociologiques", Université de Jijel-Algeria; Sociologo e Libero Professionista, Studio di Sociologia Professionale (Catania).

    Christian Bois

    christian-l.bois@chello.fr
    Dottore in Scienze dell'Informazione e della Comunicazione, Università degli Studi di Toulon/Var, Francia; fondatore e animatore di una comunità di apprendimento e di pratiche; opera nella formazione centrata sull'apprendente.

    INTRODUZIONE

    Le nuove tecnologie, applicate alla formazione e alla cooperazione a distanza, sollevano inedite questioni sul valore dell'apprendimento collaborativo nell'ambito delle interazioni in rete su internet [1], o ancora sulla possibilità di stimolare delle competenze critiche e concepire una comunicazione e delle collaborazioni a distanza attive ed efficaci.

    Il progetto di ricerca-azione realizzato da Christian Bois ed i risultati emersi dall'analisi qualitativa, ci permettono di esaminare da vicino le comunità di ricerca e di pratiche in apprendimento collaborativo. Diventa così possibile giungere ad individuare la complessità delle esperienze paradigmatiche della formazione centrate sull'apprendente, riflettendo contemporaneamente sull'emergere di un nuovo spirito pedagogico e di nuove pratiche educative [2].

    Le modalità di comunicazione e le reti d'interazione, demoltiplicate e diversificate nella formazione a distanza [3], ci mostrano maggiormente un nuovo genere di mediazione nell'apprendimento collaborativo a distanza: una mediazione situata tra le relazioni umane e la relazione apprendente/tecniche [4]. Questo testimonia la necessità di concepire degli ambienti informatici per l'apprendimento collaborativo in linea sperimentati per sostenere e sviluppare gli scambi e la cooperazione a distanza [5].

    L'approccio comprendente di Christian Bois, situato in un approccio antropologico interpretativo, ci permette di esaminare uno studio qualitativo del processo di apprendimento collaborativo in linea, mostrandoci anche delle piste interessanti per riflettere rispetto al significato e alle rappresentazioni in gioco nelle pratiche degli individui all'interno delle comunità in rete, considerando la costruzione e la produzione comunitaria dei saperi e delle conoscenze situata tra il registro del reale, dell'immaginario e del simbolico.

    INTERVISTA

    L'individuo apprendente è un ricercatore che costruisce delle coppie metaforiche

    - (O.M.V.) "Studiando la dinamica di una comunità di ricerca e di pratiche, un'esperienza innovativa d'apprendimento collaborativo in linea, si è interrogato sulla gestione del sapere e le condizioni necessarie alla conoscenza. Può commentarci il concetto di comunità di ricerca e di pratiche con apprendimento collaborativo?"

    - (C.B.) "Innanzi tutto vorrei sottolineare che ogni comunità di adulti che desiderano apprendere è una comunità "di ricerca". Intendo affermare con questo che gli individui sono poco interessati a delle risposte "pre-confezionate". Essi considerano i sistemi che desiderano comprendere come sufficientemente complessi da non poter essere compresi da un approccio "prestabilito". Se gli si dice "il vostro caso è analogo a quel caso che noi conosciamo", essi non possono accettare ciò. Avanzano questo rifiuto sia per delle "buone ragioni", sia perché hanno bisogno di essere degli individui unici di fronte a dei problemi singolari. La risposta di tipo "insegnamento ex-cattedra", è dunque profondamente, intensamente, inadeguata. Non conosco che una risposta di fronte a questo tipo di situazioni - ce ne sono probabilmente delle altre - e questa risposta è "consideriamo il vostro problema" con concetti di livello sufficientemente elevati perché abbiano una capacità d'articolazione, di adattamento, per abbracciare il vostro problema.

    Quest'approccio è per esempio quello della trasmissione dei concetti generali della psicanalisi. La psicanalisi considera ogni individuo come unico. Ciononostante, per formare gli psicanalisti, per fare in modo che questi discutano tra loro, sono necessari dei termini generali: tranfert, dissociazione, proiezione, isteria, compulsione, reiterazione, ecc.. Con la psicanalisi abbiamo dunque questa distanza tra l'unicità dell'individuo e l'insieme dei concetti di un livello sufficientemente elevato. Tra questi, lo psicanalista in formazione o in analisi rispetto alla sua pratica si risolve per "costruire" delle rappresentazioni, dei modelli "di mezzo", tra lo specifico ed il generale. In questa zona "di mezzo", regna uno strumento: la metafora. Lo strumento che dice "questo è così" non è questo ma "è come" questo."

    Differenziare la scienza nella comunità di ricerca e La Scienza nell'istituzione scientifica

    - (C.B.) "Abbiamo visto lo psicanalista che si costruisce una comprensione del mondo. E' per questo che non può esserci una "scienza psicanalitica" della parola Scienza nel senso di Cartesio e di Comte. Se ci si decide a rivisitare il contenuto della parola scienza allora le classificazioni saranno differenti. Quando un autore come René Girard fa l'analisi letteraria di un romanzo epico, fa della "scienza elevata". Produce dei materiali di una gran ricchezza per il sapere sul movimento del desiderio umano. La scienza ufficiale francese gli lascerà tuttavia un posto quasi privo di valore. Quando uno come Julian Jaynes analizza la lingua del primo Omero che ideò l'Iliade e la compara alla lingua del secondo Omero che concepì l'Odissea, identifica due modi di pensare il mondo completamente differenti. Chiama il primo il modo bicamerale e cerca di scoprirne le caratteristiche in altri gruppi o individui bicamerali. Chi conosce i lavori di Jaynes? Ho visto solo Edgar Morin citarlo brevemente. La scienza della comunità di ricerca e di pratiche non si preoccupa della Scienza delle cappelle, delle posizioni acquisite, delle rotture arbitrarie. Quando una comunità di ricerca e di pratiche è al lavoro, c'è del desiderio mimetico, della bicameralità sotterranea che se ne frega dell'ostracismo. Ci sono delle dinamiche metaforiche come le descrivono Lakoff e Johnson anche queste "ben filtrate" ".

    La formazione centrata sull'apprendente: la comunità è una condizione necessaria per produrre degli "è come"

    - (O.M.V.) "Le esperienze di comunità di ricerca che ha studiato e quelle sviluppate con i suoi stessi interventi, sempre nel contesto delle ricerche azione realizzate, mostrano un cambiamento dell'insegnamento con una maggiore valorizzazione dei soggetti in formazione."

    - (C.B.) "Se sono in conversazione con il mio amico Cesare e giochiamo al gioco del "il mio problema è come", produciamo un certo numero di analogie, di metafore. Più noi saremo numerosi, più "è come" ci saranno. Ci saranno anche degli "Eureka!". Durante l'effervescenza delle idee di questa comunità, l'inconscio cognitivo si dà da fare all'insaputa degli individui come del gruppo. E' utile ricordarsi che il sistema educativo è centrato sull'individuale e lo scritto mentre la comunità in azione è in modalità collettiva e orale. Allora la scuola trasforma le realtà collettive e orali in realtà individuali e scritte. Per esempio, si scrive e si legge la storia di Archimede tutto solo nella sua vasca da bagno in Sicilia o altrove, un Archimede colto improvvisamente da un'illuminazione. La storia è propriamente scaltra. E' una storia che non può essere raccontata che oralmente e con entusiasmo. E' la storia di una comunità di ricerca e di pratiche in cui uno dei membri si chiama Archimede. Questa comunità costruisce dei battelli, delle macchine per il lavoro e per la guerra. Tutti i giorni, degli scambi intensi hanno luogo tra quelli che oggi chiameremo architetti, ingegneri, clienti. Senza lo stimolo degli "stakeholders", degli "elementi pregnanti" del cantiere di Archimede niente accade. Certamente, Archimede è colui il quale "riceve" la rivelazione dell'equilibrio dei corpi galleggianti ma senza il lavoro della comunità non riceve assolutamente nulla."

    L'amalgama collaborativo che fa apprendere

    - (O.M.V.) "Centrare la formazione e l'intervento educativo sull'apprendente, come caratterizza diversamente le esperienze di apprendimento e di lavoro collaborativo?"

    - (C.B.) "Siamo obbligati a sintetizzare le espressioni. Diciamo per esempio "apprendimento collaborativo" come "amalgama/combinazione collaborativa a monte dell'apprendimento". Non ho trovato altra metafora che quella dell'"impasto delle idee", dell'"amalgama dei casi e dei concetti". Quando il mio amico Marcus amalgama la sua pasta per il pane e poi la lascia riposare per una parte della notte, non vediamo bene il collegamento diretto tra la farina, l'acqua, il sale ed il lievito, l'umidità e la temperatura dell'aria e la pasta gonfiata pronta per essere cotta. "Accade qualcosa". Nel lavoro collaborativo la distanza è spèsso grande. Quante volte ho sentito dei partecipanti dirmi dopo un'esperienza di apprendimento collaborativo: "quello che si è detto tale giorno mi ha fatto comprendere tale cosa". Anche rigirando questo in tutti i sensi non ho mai trovato in cosa il problema risolto assomigliava al caso studiato, ai concetti amalgamati. L' "Eureka" ha tuttavia avuto luogo. Non per applicazione di un metodo di risoluzione del problema ma per amalgamazione collettiva di idee attorno al problema. La mia tesi di ricerca, il cui titolo è "Sistemologia multireferenziale della dinamica di una comunità in amalgamazione collaborativa con granai di sapere e ontologie", dà luogo ad un apprendimento delle caratteristiche della costruzione in terra d'argilla cruda per permettere delle realizzazioni pratiche di buona qualità."

    Il sistema comunità di ricerca e di pratiche in apprendimento collaborativo

    - (C.B.) "E' necessario adesso pensare alle articolazioni di quanto detto in precedenza."

    Vediamo innanzi tutto come si ripartiscono un po' le attitudini, gli stati d'animo ed i comportamenti. Per me essere "ricercatore" è innanzi tutto uno stato d'animo. Quello che consiste a dire: non c'è una soluzione preconfezionata per il mio problema. Ho la capacità grazie "alla messa in rete delle capacità metaforiche del gruppo" di trovare una soluzione. Questa soluzione ed il percorso che vi conduce hanno tutte la fortuna di essere provocatrici per l'establishment, la nomenklatura. Una volta acquisito questo stato d'animo, si può passare ai comportamenti, raccogliere tutte le parole, tutti gli schemi, tutte le metafore che possono descrivere delle parti o delle articolazioni o dei sotto insiemi del mio sistema, mettere tutto questo in un granaio di rappresentazioni nel quale si stabilisce delle connessioni ontologiche - questo è una parte di quest'altro, x è la condizione necessaria a y, il fenomeno P si svolge nel contesto C, J e K hanno una polarità, ecc.. La costruzione di connessioni ontologiche non fa tabula rasa dei saperi scientifici o pratici sul problema ma cerca allo stesso modo di guardare le cose in modo inedito."

    Il sapere come insieme di rappresentazioni e connessioni ontologiche

    - (O.M.V.) "Si tratta di un orientamento comprendente il suo, inserito inoltre in un metodo antropologico interpretativo. Può descriverci come ha articolato la ricerca e l'azione in questo quadro di riferimento per cogliere il significato, le rappresentazioni e le pratiche dei soggetti implicati nella comunità presa in esame?"

    - (C.B.) "Prendiamo ad esempio il motore detto "a benzina". E' costituito da elementi che formano dei sotto insiemi dinamici che si articolano tra loro, per esempio:
    A Statico
    - il diffusore è una parte del carburatore,
    - la candela è una parte dell'accensione,
    B Dinamica
    - tempo 1 il cilindro si riempie della miscela esplosiva iniettata dal diffusore,
    - tempo 2 la candela è il luogo della scintilla che fa esplodere la miscela,
    - trempo 3 il gas generato spinge il pistone,
    - tempo 4 il pistone "avvia" la rotazione della biella che gira in sincronismo con le ruote.

    Il motore a benzina sarà sempre il motore a benzina ma il modo di definire quello che accade è sensibilmente differente ed è questa diversità che può fare la differenza nel produrre delle soluzioni. "E' una parte di", "si riempie di", "fa esplodere", "stimola", sono delle connessioni ontologiche tra gli elementi e/o i sotto insiemi.

    Se ritorniamo all'esempio della psicanalisi avremmo, sempre in modo molto caricaturale:
    - transfert e contro transfert sono dei legami affettivi, cognitivi, ecc., tra psicanalista e psicanalizzante;
    - lo psicanalizzato è stato dissociato da quest'emozione;
    - tale evento traumatico è stato l'oggetto di una reiterazione.

    Il sapere deriva per prima cosa dal fatto che si "nominano" le dinamiche che emergono dalla situazione analitica e dai discorsi dei protagonisti. Deriva inoltre da quello che s'identifica nelle rassomiglianze di contenuto e/o nelle forme tra un segno attuale e un fatto passato. O ancora deriva dalla creatività dell'analizzante per predisporre il suo posto nella giungla dei desideri, dei territori, delle gelosie e delle invidie. Deriva infine dal sottile gioco tra il reale, l'immaginario ed il simbolico.
    Nella comunità di ricerca e di pratiche ci sono anche delle dinamiche sottili da identificare".

    L'ontologia è semplice, la relazione all'ontologia lo è un po' meno

    - (C.B.) "Tutto questo ontologicamente è estremamente semplice. "Etichettare degli elementi", "associare delle parole a delle relazioni", è affare di costanza, di ostinazione. "Difficilmente" noi sappiamo individuare le dinamiche ... negli altri. Laddove ciò diventa "matassa di cotone", vale a dire quando è difficile districare il groviglio allorché siamo noi ad essere implicati, interessati. La capacità intellettuale "primaria" degli individui di una comunità e la comunità come "super cognizione" è immensa. Ma la capacità intellettuale residua è molto più debole. Esiste un interesse, delle posizioni, dei ruoli, delle posture che perturbano la razionalità. Ognuno ha il suo "dada", i suoi filtri da selezionare nel problema, le sue sensibilità che sopravvalutano o svalutano, le sue spiegazioni chiave. La meravigliosa macchina del pensare è allora soggetta a balbettamenti, soprassalti, ritorni di manovella."

    Senza facilitatore-passatore nessuna liberazione

    - (O.M.V.) "Queste relazioni all'ontologia s'inseriscono anche nella postura costruttivista nella quale possiamo situare il suo lavoro di ricerca-azione, una rottura paradigmatica che riporta l'attenzione sul ruolo del facilitatore nella formazione realizzata con le nuove tecnologie."

    - (C.B.) "Il facilitatore-passatore, questo attore non impedisce gli individui di avere delle compulsioni né delle repulsioni, di amplificare o minimizzare inconsideratamente. Ciononostante veglia con molta attenzione. Conserva la traccia di tutto quello che si dice, di tutto quello che si scambia, e fa regolarmente delle ispezioni per vedere quello che è stato "occultato". Quando un attore e/o un'idea ricopre tutta la scena, nascondendo il resto del paesaggio, egli ci avverte "quale vera questione siamo intenti a sottrarre alla vista?". Perché le vere questioni imbarazzano sempre, costano, generano delle evoluzioni insopportabili, allora le si eludono a profitto di false risposte, di preferenza più vicine alla moda".


    LINK

    - (C.B.) "La mia idea è di creare altrettanti "granai di conoscenze" che di comunità suscettibili di interessarsi al mio lavoro. Per i ricercatori che vogliono chiarificare la loro posizione rispetto al modello di Cartesio e di Comte, con riferimento al costruttivismo, ecc., sto realizzando:
    www.systemologue.com/
    Sto inoltre realizzando a piccoli passi, per il lavoro sulla comunità di ricerca e di pratiche in apprendimento collaborativo con "granaio di conoscenze" e ontologia:
    www.euronto.com
    con un "granaio" per ognuna delle parole chiave dell'espressione sopra citata."


    PRESENTAZIONE di Christian Bois

    Descrivere il percorso di Christian Bois, il susseguirsi d' "intense" missioni di ricerca e di attività professionali, richiederebbe più tempo e più spazio.
    L'intervista mette in luce degli elementi importanti di questo percorso ed in modo particolare di come Christian Bois lavori sull'asse temporale. Egli è entusiasta del futuro, quello rappresentato dalle nuove tecnologie informatiche della comunicazione e dalle nuove pratiche di articolazione dei saperi rispetto ai "soggetti che desiderano apprendere e risolvere delle difficoltà". Spiega gli sviluppi possibili di questo futuro riferendosi ad un passato considerato come primordiale, radicato in quelle culture che hanno fatto dell'Europa ciò che è divenuta oggi. La cultura greca, innanzi tutto, con la formazione del pensiero scientifico e tecnico di Aristotele, Euclide, Archimede, e tanti altri. Successivamente i contributi dei giudeo cristiani, come lo sviluppa René Girard nei suoi scritti "oggettivi", con la comprensione delle dinamiche della violenza, del sacro e del desiderio. Infine, gli autori che hanno tolto il carattere divino al mondo, da Evemero di Messina a Julian Jaynes passando per Diderot. Se si domanda a Christian Bois qual è il suo "mestiere", guarda attentamente il suo interlocutore e gli risponde: "è da molto tempo che non ho più un mestiere nel senso tradizionale del termine; quelli che fanno ricorso al mio modesto talento decidono da sé stessi se desiderano essere consigliati dal "ricercatore-attore", dal "sistemologo", dal "facilitatore in situazioni complesse", dal "passatore verso conoscenze multireferenziali", o ancora dall' "accompagnatore del cambiamento".
    Le sue attività di ricerca e pratica:
    CV académique et "entreprise"
    www.systemologue.com/acteur/christian_bois/index.htm


    BIBLIOGRAFIA - Christian Bois

    Pubblicazioni
    Differenti testi pubblicati tra il 2000 ed il 2003:
    www.systemologue.com/acteur/christian_bois/publication/

    Tesi
    - 2003 - Doctorat en Sciences de l'Information et de la Communication, Université de Toulon et du Var : Systémologie multiréférentielle de la dynamique d'une communauté de recherche et de pratique en apprentisage collaboratif avec grenier ontologique. Recherche-action avec mise en place et utilisation d'un prototype de portail des savoirs scientifiques, techniques et pratiques sur la construction en terre-argile crue.
    Hyperdoctorat élaboré en ligne:
    www.systemologue.com/
    www.euronto.com.
    - 2001 - DEA Sciences de l'Information et de la Communication, Université de Toulon et du Var : L'équipe virtuelle : acteurs, documents et logiciels. Objectifs et moyens d'un projet de maîtrise lexicale au service des acteurs du groupe virtuel, 117p.
    - 2000 - Master of Business Administration, IDS Marseille : L'université virtuelle pour l'entreprise, Affaire d'État ou affaire d'or pour investisseur? 116 p.
    - 1999 - Diplôme de Hautes Etudes de Pratiques Sociales (DHEPS), ISPEF -> il faudrait développer le sigle, Université Louis Lumière Lyon 2: Systémologie de l'enseignement non-présentiel en réseau (EnPeR), 202 p.


    NOTE

    [1] Vassilis Komis, Nikolaos Avouris, Angélique Dimitracopoulou, Meletis Margaritis, Aspects de la conception d'un environnement collaboratif de modélisation à distance, Environnements Informatiques pour l'Apprentissage Humain, Strasbourg, 2003.
    [2] Michel Bernard, Penser la mise à distance en formation, Paris, L'Harmattan, Éducation et Formation, 1999.
    [3] Daniel Coste, "Enseignement et formation à distance", Etudes de linguistique appliquée, 1999/01, p.5-128.
    [4] Danièle Clement, "Quel type de médiation dans l'apprentissage coopératif à distance?", Spirales, n.17, 1996, p.117-126.
    [5] Jaques Perriault, L'accès au savoir en ligne, Paris, Odile Jacob, 2002.


    Collana Quaderni M@GM@


    Volumi pubblicati

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    M@gm@ ISSN 1721-9809
    Indexed in DOAJ since 2002

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